Marco Camenisch nasce il 21 gennaio 1952 in Svizzera, a Schiers, un paese nelle Alpi Retiche nel cantone Grigioni. All’inizio del 1980 viene arrestato per due attacchi dinamitardi: a un traliccio della linea ad alta tensione della società elettrica NOK (una delle grandi società che gestivano le centrali nucleari dislocate sul territorio svizzero) e ai trasformatori e piloni della centrale di smistamento della corrente Sarelli.
La dura condanna di dieci anni di detenzione rappresenta la sua profonda comprensione della posta in gioco: l’ecocidio attuato dall’industria energetica stessa come parte della distruttività del sistema di dominio che costituiva uno degli obiettivi della sua lotta.
In dicembre 1981 Marco insieme a cinque detenuti evade dal carcere di Regensdorf. La lunga latitanza di dieci anni è interrotta il 5 novembre 1991 da un banale controllo di documenti in Toscana nella provincia di Massa. La stupida reazione di un carabiniere alla sua pistola sfoderata innesca una sparatoria, rimane ferito un carabiniere e Marco ferito alle gambe, impossibilitato a fuggire, viene arrestato.
Arriva la pesante condanna a 12 anni per lesioni aggravate e per un attacco dinamitardo ad un traliccio dell’alta tensione della linea La Spezia-Acciaiolo che trasportava l’energia prodotta dal nucleare francese. Condanna che verrà scontata quasi tutta (11 anni) in attesa dell’estradizione in Svizzera.
Nel maggio 2002 inizia la resa dei conti… il processo sviluppato in pieno stile inquisitorio per esorcizzare la lotta di Marco, il suo mancato pentimento e la sua determinata non sottomissione. In violazione (nel caso specifico) del loro stesso codice penale viene condannato a diciassette anni con l’accusa dell’uccisione del poliziotto della dogana Kurt Moser avvenuta nel 1989 a Brusio. Con questa sentenza i signori dell’atomo e i loro complici hanno voluto chiudere il conto con Marco Camenisch, con una carcerazione (insieme ai dieci anni inflitti nel 1981 e gli 11 già scontati in Italia) complessiva di 39 anni che come possibilità di liberazione anticipata supera l’ergastolo.
In marzo 2007 la pena deve essere ridotta al massimo giuridico (nel caso specifico) di 8 anni, il fine pena è a maggio 2018.
Anche se in carcere, Marco non ha mai smesso di lottare e di trasmettere la necessità di opporsi a questo sistema di dominio, un sistema che lo vorrebbe vedere piegato e che vorrebbe stroncare ogni sentire e pratica di lotta.
(…) Si rende urgente e necessario stringersi ancora una volta intorno a lui, raccogliere le forze con la consapevolezza che ancora una volta sarà solo un’ampia mobilitazione internazionale che potrà fare la differenza, invertendo quel tracciato di annientamento che il sistema non solo svizzero ha deciso.
Marco deve uscire dalla galera! E rivendicare Marco libero di nuovo in mezzo a noi, dopo trent’anni è ancora continuare a lottare contro lo sfruttamento sull’animale umano, sugli altri animali e sulla
(Info tratte da un_sito_di_supporto_per_marco_camenish)
Dal20 agosto Marco Camenish e` in sciopero della fame. Questo il suo comunicato, diffuso via Soccorso Rosso Internazionale.
Dal 20.8 al 10.9.2012 dichiaro lo sciopero della fame seppur simbolico tuttavia di contributo al cammino di solidarietà e di lotta che dentro e fuori percorriamo, in ordine sparso, all’unisono, a voci e in maniere unite e diverse, in zone e con genti diverse. Ma sempre contro nemico comune e per un obiettivo comune. Il nemico comune è la guerra di conquista, lo sfruttamento, la schiavittù e la repressione, la distruzione capillare e totale. II nemico comune oggi si chiama sistema tecnoscientifico globale, patriarcale, terrorista e totalitario delle multinazionali e degli Stati imperialisti ed è all’apice del suo potere e della sua diffusione ma anche nella sua più mortifera ed irreversibile crisi. E l’obiettivo comune è l’abbattimento di questo sistema e d’ogni sfruttamento e schiavitta, per un mondo libero, sano e giusto per ogni sua espressione e suo elemento naturale, come base imprescindibile di vita e per una sua e perciò nostra continuità.
È un contributo di lotta e di solidarietà possibile anche da dentro e anche con quest’ennesima canicola come ennesimo segno del pianeta morente che rende difficile persino pensare e scrivere e più ancora se pure sigillati/e in chiuse bare di mattoni e di cemento sempre alla mercede del nostri boia ed aguzzini.
Voglio chiamare l’iniziativa “operazione Fukushima”. Un nome d’attualità. Un altro nome per civiltà e progresso. Un nome per l’immane sofferenza e l’annientamento somministrati alla vita dai pochi padroni e molti lacché della civilizzazione e del progresso per il potere e la ricchezza del pochi. Potrebbe anche chiamarsi Chernobyl, Mühleberg, Beznau, Lucens, Hiroshima, uranio impoverito, IBM, Trino Vercellese, Superphönix, Ansaldo, Bio- e Nanotecnologia, Amianto, Cancro, Deep Water Horizon, Xstrata, Monsanto, TAV, Energia Alternativa, KKKapitalismo Verde, Belo Horizonte.
Un nome anche per ricordare, con le parole della cellula FAI/FRI Olga (grazie, grazie di cuore, fratelli e sorelle della Cellula Olga, grazie di cuore ad ogni sorella e fratello e gruppo e popolo in azione insurrezionale e rivoluzionaria!), che… è solo una questione di tempo e un Fukushima europeo mieterà dei morti nel nostro continente!
“Operazione Fukushima”, un nome per contrapporre i terribili termini reali, anche dell’irreversibile crisi sociale, economica ed ambientale, al ridicolo della persecuzione controinsurrezionale e delle stupide denominazioni delle “brillanti operazioni antiterrorismo” come “Ardire”, “Tramonto”, “Mangiafuoco”, “Blackout”, “ORAI”, “Cervantes”… dei Don Quichote del vigili urbani in versione italiana dell’imperialismo globale, che non riuscendo a fermare i segni della tempesta se la prendono con le voci solidali e le prigioniere ed i prigionieri dell’insorgente cammino della solidarietà e della lotta.
Un nome anche per ripetere con forza: il terrorismo, il male e il crimine assoluto e “l’altissima pericolosità sociale”, la brutalità e la vilta, la menzogna e l’aggressione assassina sono del sistema dominante e di chi lo difende; la legittimità e la forza della ragione, l’urgenza vitale e l’umanità, l’assunzione, più urgente che mai nella storia, di una responsabilità individuale e collettiva genuina ed autentica per la società umana, il monde ed il loro futuro sono di noi autenticamente insorti e rivoluzionarie che questo sistema lo combattiamo davvero.
Allora un nome, un piccolo contributo, anche per affermare quanto è stolta questa misera banda assassina e criminale dei padroni e servi loro (politici, scienziati, sbirri, magistrati, pennivendoli, cultura e religione ed opinionisti aizzatori d’ogni risma e travestimento anche nelle nostre fila di movimento “ufficiale”…) se pensa che anche le sue più devastanti e più infime persecuzioni e rappresaglie in miglior continuità nazifascista possano fermare le nostre lotte e voci da dentro e quelle da fuori su questo cammino della solidarietà e della lotta
CON OGNI GRINTA NECESSARIA, CON OGNI MEZZO NECESSARIO!SOLIDARIETÀ ED AMORE,
marco camenisch, lager Lenzburg, svizzera, 19 agosto 2012
Indirizzo in prigione: Marco Camenisch, PF 45, Justizvollzugsanstalt Lenzburg, Ziegeleiweg 13, CH-5600 Lenzburg District, Schweiz / Svizzera,