Risposta a “Come di consueto”…

Essendo a conoscenza dei fatti di cui al documento pubblicato sul blog, pur non avendovi deliberatamente voluto partecipare, ci permettiamo di esporre una critica all’andamento della giornata, così come al testo in seguito elaborato.

I punti da analizzare sono tanti e sinceramente si fa fatica a scegliere da dove iniziare.

Cominciamo allora dall’episodio in se: l’ormai “immancabile” presidio di Forza Nuova in piazza. Sicuramente non partecipato (circostanza di per se non troppo rilevante) ma ormai presente con una certa continuità a Ferrara. Ma non è questo il punto centrale, quanto la manifestazione di protesta.

A chi, come chi scrive, ha avuto la “fortuna” di poter assistere alla suddetta contestazione non potrà non essere scappata una sardonica risata: un gruppo di – più o meno – ragazzini compostamente seduti in cerchio davanti al presidio dei fascisti, in silenzio e con un paio di mini-cartelloni, quasi del tutto ignorati dalle carogne forzanoviste, che in ogni caso hanno avvertito telefonicamente la questura.

All’arrivo della digos (che, per un buon quarto d’ora, ha spiegato a difesa della democratica presenza fascista un solo ispettore), la farsa annunciata: una infinita e distesa “discussione” tra polizia ed “antifascisti”, questi ultimi troppo presi dallo “scambio di vedute” per accorgersi di essere filmati da vicino, nel mentre, da uno dei fascisti. Il tutto all’insegna del clima più rilassato possibile: battute, risate e pacche sulle spalle.

Nel documento “Come di consueto” si riferisce di minacce di denunce ed accompagnamenti in questura da parte della digos nei confronti degli antifascisti; situazione in sé logica, illogiche invece la reazione e la conclusione.

A fronte di minacce e prevaricazioni sbirresche varie, le risposte sono state il dialogo e l’accomodamento. Le volanti che avrebbero dovuto portarsi i ragazzi in questura sono transitate davanti alla “scena del delitto” e se ne sono subito ripartite, con gli sbirri divertiti più che infastiditi.

A termine della disquisizione, tutti a casa felici: gli antifascisti in volontaria ritirata, i fascisti a terminare il proprio presidio e gli sbirri a ridersela grassamente per l’ “inesperienza dei più” e la viltà di tutti. Che dire ora?

Innanzitutto, preme ricordare come molti degli “antifascisti” che hanno inscenato la pacifica protesta avessero già dimostrato una codardia di non poca rilevanza qualche mese fa, quando, nel corso di un presidio non autorizzato contro la polizia e l’omicidio di Federico Aldrovandi, all’arrivo di digos e volanti si diedero ad una celere quanto ingloriosa corsa per salvarsi le chiappe, lasciando tre compagni alla mercé degli sbirri. Per quei tre fioccarono denunce e multe, chiaramente dalla polizia, ma con il “concorso morale” dei ritirandi.

Tornando comunque al fatto di cui si sta parlando non possiamo che esprimere rammarico e un poco di disgusto per tutta quanta la vicenda.

Analizziamo ora nel dettaglio tutti gli angoli della protesta:

  • comportamento nei confronti dei fascisti: senza nessuna pretesa di cacciarli dalla piazza. Gli “antifascisti” hanno spalmato il proprio agire sul più triste pacifismo spettacolare, cercando, forse, come unico interlocutore il ferrarese medio a passeggio pomeridiano. Non è dato capire quale possa essere stato il senso di una simile condotta, se non conoscessimo personalmente alcuni dei partecipanti alla contestazione, verrebbe da pensare solo a risvolti mediatici o comunque ad una manifestazione strettamente comunicativa.

    I fascisti si cacciano dalle piazze, punto e a capo.

    Che a Ferrara non sia mai stato fatto è perché le forze in campo sono quelle che sono e perché il numero, in ogni caso, spesso sta a coprire la codardia individuale. Per cui anche un rapporto di forze nettamente a favore degli antifascisti, non è stato sfruttato, anzi è stato buttato al vento, vinto dalla paura dell’azione e della repressione.

    Mille volte si è detto “antifascismo militante”, “fuori i fasci dalle città”, ecc. ma quando l’occasione ed i numeri si presentano insperati, tutto va a finire alle ortiche.

  • comportamento nei confronti della polizia: vergognoso. Soltanto vergognoso.

    Una sudditanza psicologica ed effettiva ingiustificabile.

    A fronte di una superiorità numerica netta, si è optato per il dialogo, per il cercare di “mettere le cose a posto”, leggasi pararsi il culo.

    Se mancava la volontà di restare a muso duro contro gli sbirri, si poteva bellamente andarsene, visto la prontezza allo scatto in velocità di alcuni suddetti “antifascisti” nella disciplina della fuga dalla polizia.

    Questa volta no, questa volta bisognava dialogare, dimostrare le proprie ragioni agli sbirri, sperando (!) magari in un riconoscimento delle proprie motivazioni, quali che fossero non ci è dato saperlo.

    Forse perché si sapeva che tenendo questo squallido comportamento i danni sarebbero stati limitati?

    Abbiamo assistito attoniti al capannello di giovani “antifascisti” che si impegnavano al massimo nel tenere in piedi una discussione con le merde in divisa, i quali a parole non meriterebbero niente se non odio, mentre nella realtà raccolgono dialogo e legittimazione.

    Insomma, un atteggiamento inqualificabile, privo di qualsivoglia reale visione conflittuale.

  • vittimismo: scorrendo le righe del testo “Come di consueto”, quello che sembra più urgente da rimarcare è il proprio essere stati vittime, sia nei confronti dei fasci che degli sbirri.

    I fasci non dovrebbero avere legittimità, ma la democrazia gliela concede sottraendo spazi all’antifascismo. La polizia garantisce il regolare svolgimento della manifestazione forzanovista mentre allontana i giovani contestatori. Ma che discorso è?

    Non ci si può permettere il lusso di indignarsi per il comportamento del dominio democratico, che tutela i fascisti e risolve le querelle manu militari. Chi, anche solo a parole, si mette in un’ottica di ribaltamento dei rapporti sociali vigenti, non può meravigliarsene quando questi ultimi penalizzano (in maniera per altro assai morbida) il proprio “operato”. Cadere nel vittimismo – come è ormai consuetudine nell’ambito dell’antifascismo – non porta assolutamente a niente, se non allo scherno da parte di chi si pretenderebbe combattere.

    Sentirsi “attaccati” dalla polizia, “mistificati” (e questa volta nemmeno eccessivamente) dai giornalisti è indice di una fin troppa considerazione “dialettica” con i nemici. L’unico piano di rapporto con sbirri, pennivendoli e fasci è lo scontro, senza piagnistei.

Una giornata da dimenticare. Che poi sia naufragata in questa maniera per l’ “inesperienza dei più” può pure essere vero. Ma quei pochi allora che non rientrano tra coloro a cui manca l’ “esperienza” di piazza? Che scusa hanno loro? Nessuna.

Forse veramente non ci si può aspettare che un ragazzino di 15/16 anni passi dalle parole ai fatti così come naturalmente dovrebbe essere. Ma gli altri? Perché accompagnarsi ad una ciurma di poco più che bambinetti per trascinarli in una buffonata? Forse perché sicuramente le conseguenze sarebbero state più contenute che avendo a fianco altra gente in un simile frangente?

Questo non ci è dato saperlo. Quello che appare chiaro è che il risultato della pacifica/pacifista protesta è stato un dileggio generale, una video schedatura da parte dei fasci ed un nulla di fatto.

Per non parlare poi del presunto – chi scrive non ne sa niente se non dai giornali – “soccorso” di un avvocato politicante nel sostenere la democratica “libertà di espressione” dei ragazzi “di sinistra”.

Se alle persone più “sgamate” premeva davvero un intervento antifascista, forse avrebbero fatto meglio a mettere da parte le vocazioni spettacolari e ad optare per un’azione di ben altro tipo, per la quale avrebbero certamente trovato altri compagni a dare man forte.

Qualora, al contrario, si decidesse di voler continuare sulla strada della spettacolarizzazione – e del ridicolo, nonché dell’infruttuoso – vorrebbe dire che non avremmo più alcun piano del discorso in comune con questi “antifascisti”.

A loro, ribadiamo per l’ultima volta come l’unico modo di “condividere” la piazza con sbirri, fasci e giornalisti non è quello del dialogo o dello smussamento, ma solo quello dello scontro. Bisogna ritrovare modi e coraggio per passare dalla sterile e recuperabile protesta contestatrice all’azione conflittuale senza mediazioni.

Alcuni anarchici presenti e non poco delusi ed incazzati

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