A testa alta – 30 giugno al Bencivenga occupato, Roma

Invito alla discussione e alla presenza solidale al processo a Nicola ed Alfredo.
Solidarietà attiva ai compagni sequestrati dallo Stato e prospettive di lotta nonostante la stretta repressiva.
Il 5 luglio si terrà l’udienza preliminare per Nicola Gai e Alfredo Cospito – anarchici – arrestati il 14 settembre 2012 con l’accusa di essere gli autori del ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi – progettista e costruttore di centrali nucleari – azione rivendicata dal Nucleo Olga della Federazione Anarchica Informale / FRI.
In quella data saranno fissate le date del processo, con tutta probabilità in autunno.
Cavilli burocratici continuano a servire da scusa per tenere in ostaggio Elisa, Stefano e Sergio, sequestrati per l’operazione Ardire.
E’ iniziato il 27 giugno il processo per la rivolta del 15 ottobre 2011
Al di là delle contingenze vorremmo parlare di quanto si riesca a trarre di positivo dal reagire a ogni singolo episodio repressivo, quanto di positivo nel conoscere l’evolversi di mezzi e strategie di controllo e “prevenzione”, per farsene orgogliosamente gioco,quanto di positivo nel discutere e rilanciare idee e pratiche d’attacco, quanto di positivo nel riconoscersi a testa alta contro un nemico comune.
Un incontro utile per quanti considerano ancora la prospettiva anarchica un’ipotesi viva e allettante, un groviglio di pensiero, azione ed esperienze in divenire: consapevoli che, quando queste si intersecano e affinano riusciamo a ottenere livelli alti di analisi, progettualità e pratiche,che concorrono a sollevare l’ orizzonte di lotta , ad aprire spiragli di luce in questo plumbeo presente, ad intessere nuove ragnatele di rivolta.
Siamo anarchici quindi naturalmente allergici alle cariatidi della politica , anche nella sua veste ‘ militante’ ,naturalmente alieni a ad assemblee plenarie,strutture decisionali accentratrici: le tensioni individuali rimangono forti e vitali, nello stesso tempo ci si riconosce in una base comune costruita sia storicamente che per esperienze e suggestioni confluenti,non nomadi nello spazio ma ancorati ad un patrimonio di pensiero ed azione ,che siano gli espropriatori ed individualisti argentini dell’ inizio del secolo scorso,i gruppi di affinità in Catalogna negli anni trenta ,la Machnovcina,gli arditi del popolo , il gruppo Primero de mayo, i rivoltosi di Genova 2001, Atene e di tutte le piazze dove la benzina ha contribuito a far ardere i nostri cuori e le divise delle guardie, gli attuali gruppi d’ azione od i futuri visionari della sovversione di un mondo a cui sarà sempre più difficile adeguarsi.
Sentiamo di avere il cuore e la testa dalla parte giusta ,quella che riconosce le multiformi pratiche della lotta rivoluzionaria,quella che discerne i germogli insurrezionali dalle secche del realismo riformista, educazionista o assistenziale che dir si voglia.
Quella che non abbandona i compagni in carcere ma li riconosce come parte attiva e viva di una traiettoria di lotta,senza attenersi al ‘minimo sindacale ‘ della solidarietà.
Quella che è consapevole che qualsiasi tensione rivoluzionaria è intrinsecamente ‘sociale’ in quanto interviene con i suoi mezzi e le sue valutazioni nella critica della società attuale,e parimenti’ antisociale’ quando le presunte lotte sociali diventano un recinto limitato e limitante per il proprio sentire antiautoritario.
Vorremmo tornare a ragionare su alcune questioni di base:la rispondenza tra pensiero ed azione, un anarchismo che sappia, se non praticare nella totalità delle sue sfaccettature,perlomeno riconoscere e sentire come patrimonio proprio le multiformi manifestazioni dell’ agire anarchico,consapevoli che non c’è gradualità nelle pratiche né gerarchia nei mezzi, solo strumenti più o meno efficaci da scegliere a seconda delle situazioni,senza remore o tabù su percorsi individuali o collettivi, firme o anomie o quant’altro.
Sta a noi, qui ed ora , avere ben chiaro se e fino a che punto si è in grado di spendersi, consapevoli che aldilà di qualsiasi momento di incontro i complici si trovano e riconoscono nel’ azione, non in assemblea. Solidarietà e complicità a volte sono parole gravide di conseguenze, a volte sono le pietre tombali che sigillano una tensione morta sul nascere,che corre ad incagliarsi sugli scogli di un pragmatico piccolo cabotaggio in nome del quieto vivere.
Non è questo che interessa, sulle basi del realismo e di un fatalista adeguamento non si costruisce alcuna ipotesi degna di essere vissuta,si sta giocando troppo al ribasso, è il caso di invertire rotta.
Continuiamo a considerare i compagni che cadono nelle maglie del nemico per quello che sono, soggetti attivi nella lotta e nel dibattito,ne martiri ne santini da esporre sugli altarini delle vittime della repressione , consolatorii più per chi li crea che per chi ci finisce. Compagni con cui è necessario solidarizzare attivamente, senza esitazioni, al di là delle peculiarità delle singole progettualità.

Per concludere: la proposta di discussione è ambiziosa e rischiosa, non vorremmo che sia proprio lo spettro della repressione a tagliare le gambe alla possibilità di confronto, anzi sono proprio le strategie repressive a sciogliere le esitazioni ed a farne percepire la necessità . Discussione non significa necessariamente far confluire tutto nella forma classica assembleare , contenitore sempre più spesso inadeguato, ma riteniamo comunque che un confronto diretto sia fondamentale.
Abbiamo la sensazione che evitando la discussione stiamo stringendo da soli la gabbia che ci imprigiona invece di tendere a distruggerla!
Questo appuntamento vuole essere l’inizio di una fase costruttiva che prenda la forma di incontri e iniziative , anche a livello locale e che porti ad una presenza al processo di Genova e a far chiarezza su come intervenire in maniera efficace per rispondere agli attacchi dello Stato.
Alcuni anarchici ed anarchiche.

ROMA, 30 GIUGNO, ORE 14,00

ROMA, BENCIVENGA OCCUPATO

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