L`incombente repressivo del potere contro gli sfruttati in lotta, e specialmente la parte riguardante i reati associativi, spesso vengono ricondotti al periodo storico in cui e` stato partorito buona parte del sistema penale italiano: il periodo del ventennio fascista.
Non e` cosi`. O, almeno, non e` solo questo il contesto da cui ha preso le mosse e l`ossatura il diritto penale italiano liberticida.
Infatti gia` nell`Italia prefascista e precedente al primo conflitto mondiale, ma anche prima, e` possibile intravedere il filo che lega quell`epoca a questa, ed osservare come una continua invasione della liberta` da parte dello Stato impegnato a distruggere l`individuo e la sua capacita` di praticarsi sia non solo una costante ben presente in ogni epoca da quando lo Stato ha fatto la sua comparsa, ma un espressione endemica di ogni regime giurisprudenziale che si basa sul monopolio della forza fattasi legge.
In questo senso, il fascismo e` stato solo uno stadio di perfezionamento dello Stato tra la legislazione liberale di fine 800 e quella repubblicana, una fase che ha perfezionato alcune leggi precedenti ed affidato ai suoi successori democratici il compito di ulteriori “migliorie” in un continuo storico davvero prolifico.
Ecco che per farsi un idea e` allora utile leggersi il seguente scritto documentato:
reati associativi nel diritto penale (PDF)