Tra i “fatti di cronaca” che periodicamente si ripetono a Ferrara, balzano sicuramente agli occhi i colpi della cosiddetta “banda dell’acetilene”.
Sono ormai diverse decine i bancomat di città e provincia fatti saltare con gas e/o esplosivi, spesso i bottini sono stati ingenti, così come i danni ai vari istituti di credito “visitati”.
Non possiamo che gioire quando una banca viene attaccata e rapinata, colpire al portafoglio gli sfruttatori e gli usurai è sempre cosa buona.
Ma, a ragionare più a fondo, verrebbe da pensare anche ad altri aspetti, forse ancor più interessanti.
In questi anni di attività, la/e banda/e dell’acetilene hanno trafugato sicuramente alcune centinaia di migliaia di euro. Somme non certo irrilevanti.
Non possiamo sapere come il danaro rubato sia stato utilizzato, ma non ci pare azzardato affermare che quasi sicuramente è stato re-immesso in circolo.
Poco importa se nel mercato “nero” o in quello ufficiale.
Quando viene sottratto del credito agli istituti finanziari si può creare un ammanco, ma la moneta spregiudicatamente trafugata finisce quasi sempre per ritornare all’interno dei canali del capitale, ossia consumi, vendite, investimenti, riciclaggi, ecc.
Insomma, nessuna dispersione di capitale, ma, in un certo qual senso, suo incremento. Quali siano i canali – legali od illegali – di tale incremento poco importa.
Ripensiamo ora alle cifre di cui abbiamo accennato. Centinaia di migliaia di euro. E ora pensiamo ad un bel falò sulle pubbliche piazze di tale denaro.
Verremo tacciati di idiozia, poco importa; siamo per la distruzione del capitale e del denaro, non per la loro canalizzazione in circuiti alternativi.
Non ci permetteremmo mai di condannare chi pratica rapina e furto per la propria sussistenza; certamente l’esproprio è migliore e infinitamente più dignitoso e giusto del lavoro.
Ma non possiamo esimerci dal pensare che se tutto quel denaro venisse distrutto, l’ammanco reale sarebbe notevole e i danni ancora più consistenti, ragionando in prospettiva.
Ci vengono in mente varie scene di tempi passati e moderni in cui espropriatori anonimi e non assaltavano banche, gioiellerie, uffici postali, ecc. per poi dare alle fiamme centinaia di mazzette di banconote in piazza.
Certi compagni non sono d’accordo con noi, pensano che distruggere il denaro rubato significhi mancare di rispetto agli innumerevoli altri compagni uccisi durante azioni di esproprio.
Si può anche vederla in questo modo, ma è innegabile come l’abbattimento dell’economia e del capitale debba passare attraverso la distruzione del denaro, per cui, tralasciando il discorso della propria sopravvivenza, rubare e rapinare per eliminare la moneta è più dannoso che espropriare semplicemente.
Purtroppo anche la rivoluzione hai costi in termini economici per cui il discorso della distruzione del denaro è tortuoso, ma va affrontato e messo in pratica.
Detto questo, non ci dispiacerebbe affatto leggere prossimamente di ennesimi attacchi a bancomat e di successivi falò di banconote nelle vicinanze.
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