In Turchia da giorni ormai è scoppiata la rivolta contro lo Stato e il governo, sia contro le sue misure restrittive e repressive delle libertà civili, che contro le sue scelte capitaliste.
Le sommosse sono partite da un fatto locale, la trasformazione di una delle maggiori aree verdi di Istambul in un grande centro commerciale, quando alcuni alberi hanno incominciato ad essere tagliati.
Fonti ufficiali di stampa confermano le voci di alcuni morti, anche se non si hanno notizie più dettagliate poichè su tutta la vicenda è calata una cortina di nebbia creata ad arte.
Anche i media europei riportano le notizie con estrema riluttanza, ed in modo assai parziale, per non inficiare il percorso di avvicinamento all’ingresso dello stato turco nella Comunità Europea.
I rivoltosi turchi hanno mostrato concretamente di essere avanti anni luce rispetto a come ce li ha sempre descritti la becera propaganda razzista e xenofoba di partiti come Lega Nord, Forza Nuova e gruppi simili. Stanno dimostrando, dopo la Grecia, come si combatte l’oppressione statale e capitalistica. Stanno dicendo agli europei che hanno qualcosa da insegnare loro in materia di dignità e che è possibile estendere la rivolta.
Ormai le manifestazioni non sono più circoscritte solo alla città di Instambul ma si sono allargate alla capitale Ankara e a molte altre città minori. Ci sono state manifestazioni in un centinaia di città, con barricate, sassaiole contro gli sbirri, modalità di scontri anche diversificate. Non solo compagni (il ruolo della sinistra radicale e degli anarchici è senza dubbio grande) ma anche molte persone “normali” sono scese in strada per dare una mano. Si assiste ad esempi di mutuo appoggio, ad esempio con l’allestimento di ospedali improvvisati per assistere i feriti dalla brutalità immane della polizia (che ha militarizzato intere zone residenziali ed insegue nei vicoli dei quartieri le singole persone che si trovano a passare – scenario da rapporto NATO 2020 – e che, come molti video documentano, spara lacrimogeni ad altezza d’uomo e ha pestato a sangue decine di individui).
Partito da un fatto ben determinato, seguito dalle proteste contro le misure economiche imposte dal governo turco e alcune altre come il divieto di baciarsi o bere birra in pubblico, le sommosse non sembrano dunque essere destinate ad acquietarsi.
Pubblichiamo di seguito il comunicato diffuso da alcuni compagni/e anarchici/e turchi qualche giorno fa, che invita caldamente alla solidarietà internazionale da parte di tutti gli anarchici, e non solo.
Rivolta di massa contro il terrorismo di Stato in Turchia
Dopo due giorni di protesta contro la gentrificazione urbana di Gezi Park (il più grande parco di Piazza Taksim, dove le aree verdi vengono continuamente distrutte), la gente ne ha avuto abbastanza della brutalità e della violenza della polizia.
Nel silenzio dei media, l’aumento degli attacchi del governo alle libertà individuali e le mire imperiali dello stato che cerca di trarre vantaggio dalla situazione in siria, hanno trasformato il recente conflitto in rivolta.
Gli scontri continuano durante tutto il giorno e la notte del 31 maggio. Almeno sette civili sono stati uccisi dagli attacchi della polizia, centinaia sono stati feriti, centinaia sono in stato di fermo di polizia e vengono picchiati e talvolta torturati dalla polizia.
Tutti i templi del capitalismo hanno dovuto chiudere a Taksim. C’è grande solidarietà nelle strade. Molti piccoli negozi, case e università hanno aperto le porte ai manifestanti. La Camera Turca degli Architetti e l’Ufficio Turco degli Ingegneri si sono trasformati in ospedale con medici e infermieri volontari che soccorrono e curano i manifestanti feriti.
In numerose zone di Istanbul le stazioni della polizia sono state assaltate. Gruppi fascisti sono stati attaccati dagli anarchici. Gli abitanti della sponda asiatica della città che volevano unirsi alla rivolta sono stati bloccati dalla polizia, ma dopo mezzanotte hanno camminato sull’autostrada, hanno attraversato a piedi il ponte sul Bosforo e lo hanno fatto.
Il primo ministro ha accusato i social network di diffondere notizie sulle uccisioni perpetrate dalla polizia allo scopo di innalzare la tensione, ed ha ironicamente chiamato fascisti coloro che condividono queste informazioni.
Le proteste si sono diffuse in tutta la Turchia. La gente è in strada ad Ankara, Izmir, Eskisehir, Isparta e in molte altre città.
Rivolta di massa contro il terrorismo di Stato in Turchia
Queste proteste non sono solo per Gezi Park come i media controllati dallo stato continuano a dire. Gli scontri sono ora espressione della rivolta di centinaia di migliaia di persone che protestano contro l’oppressione e la violenza dello Stato.
Noi come anarchici rivoluzionari siamo e saremo nelle strade, contro la violenza della polizia e il terrorismo di Stato.
Ci aspettiamo azioni di solidarietà da tutti gli anarchici e gli antiautoritari nel mondo.
Ovunque è Istanbul e ovunque è resistenza contro il terrorismo di Stato, la violenza della polizia e lo sfruttamento capitalista.
Devrimci Anarsist Faaliyet –
Azione Rivoluzionaria Anarchica (DAF)
Altre notizie e approfondimenti sulla rivolta turca su http://it.contrainfo.espiv.net/2013/06/04/turchia-notizie-dalla-lotta-del-taksim-gezi-park-e-dalla-rivolta-in-corso/