Se ci rendiamo conto della realta` in cui viviamo, ci dovremmo accorgere subito della somiglianza con cio` che i governi – di destra, di sinistra e di centro, non importa se tecnici, politici o un misto tra i due – stanno mettendo in atto nei paesi occidentali, riferendoci in particolre a quelli a capitalismo cosiddetto avanzato, dopo che la stessa economia ultraliberista, ed i suoi Stati fantoccio, han per anni trasformato, in modo utilitaristico, i paesi da questo punto di vista convenzionalmente meno sviluppati in avamposti da cui lanciare la nuova offensiva.
Infatti, se per primi i paesi satellite dell`ex URSS hanno finito per essere inglobati dalla nuova forma totalizzante di dittatura, quella economica capitalista, adesso che il lavoro e` finito e si deve finalmente dare quel volto unitario all`Europa sognata dai grossi nomi delle banche e della finanza, ovvero gli Stati Uniti d`Europa (sul modello USA) – che prevedono non soltanto una piu` stringente integrazione monetaria per mezzo di serrati controlli da parte di organismi europei come la BCE (Banca Centrale Italiana) sui conti degli Stati membri, ma anche nuove forme di collaborazione in materia penale, carceraria, scientifica, repressiva e poliziesca con la creazione anche di una nuova forma di polizia comunitaria, che gia` sta prendendo piede attraverso l`EroGendForce) -, ora tocca ai nomi degli Stati che costituiscono la periferia rispetto al nocciolo centrale della UE.
E cosi` Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna ed Italia stanno seguendo la sorte a loro designata, cioe` divenire in assoluto territori da saccheggiare e con cui foraggiare gli organismi sovranazionali della cosiddetta stabilita` economica europea.
Per questo i copioni sono gli stessi. Nomi noti nella burocrazia tecnoeuropea hanno preso le redini di questi Stati, evidenziando la sudditanza di quei burattini che chiamiamo politici, che non hanno fatto altro che aprire le porte a questi nuovi emissari dei loro stessi padroni, diramando le ultime nebbie dagli occhi degli illusi che ancora credevano nel grande inganno della democrazia rappresentativa.
Il trionfo dell`economia sulla politica dimostra solo che ormai vi e` una sola politica, quella dell`economia. Al di fuori del capitalismo, ormai non vi e` altro posto che il suo rifiuto. Ogni tentativo di riforma e` complicita` con questo mondo, oltre che una disprezzabile chimera. Questo, almeno, ha il pregio di sgomberare il campo da ambiguità riformiste care a buona parte della sinistra di casa nostra.
Sono infatti in molti, sempre di più, coloro che alla retorica del recupero istituzionale preferiscono l`azione diretta del singolo e dei singoli raggruppati. Non c`e` rivoluzione che non muova i primi passi dalla totale sfiducia di un mondo intero di relazioni subordinate.
E così è!
Ma se negli altri paesi ci si muove, si e` in ballo quasi ogni settimana, in questa cloaca che ciamiamo Italia siamo qui a domandarci se vincerà le primarie di quell’accozzaglia di facce da culo del centro-sinistra Renzi o Bersani o sembra che l`unica spinta sia quella di darsi fuoco per disperazione o salire su qualche tetto per rabbia, autolesionarsi invece di distruggere cio` che ci distrugge. Triste, molto triste.
Oggi, mentre in Grecia, durante l’ennesimo sciopero, un uomo di sessantanni suonati moriva durante una carica dei maledetti sbirri assassini, in italia un altro, rumeno, si è invece dato fuoco davanti al Quirinale, tentando il suicidio dopo aver perso il lavoro. Come aveva fatto Angelo di Carlo ad Agosto, uccidendosi davanti al parlamento. Come se al Presidente e ai senatori di questa Repubblica a noi poco cara importasse qualcosa.
Diversi modi di morire. Chi lottando contro le materializzazioni della propria miseria, chi lasciandosi sopraffarre dall’impotenza e dalla mancanza di prospettive.
Ma se il vecchio che presiede il colle del Quirinale, e tutti i politici che siedono in parlamento, coem anche i sindacati confederali conniventi con il potere, non perderanno il sonno per questo episodio, il problema vero è che nemmeno tra chi avrebbe ragioni per iniziare una giustificata sommossa contro i responsabili della loro situazione di oppressione sociale ed economica sembra importare poi molto. E anche chi dovrebbe soffiare sulla fiamma della rivolta sembra avere in questi tempi il fiato corto.
Eppure le rivolte arabe, non lontano da noi, iniziarono proprio con un uomo che si diede fuoco per protesta.
Dall’altra parte, assistiamo a nuove vecchie forme di protagonismo operaio, cui alcuni accordano simpatia e speranze, che necessiterebbero perlomeno di una buona dose di critica, visto i troppi entusiasmi che forse scordano la progettualita` rivoluzionaria. Perchè non c`e` niente di meno rivoluzionario che aiutare i padroni a farsi sfruttare ancora (il caso Ilva è esemplare in tal senso).
E` vero, anche all`estero, in molti paesi non ci si e` ancora sbarazzati delle diverse palle al piede rappresentate dai recuperatori pseudoistituzionali. Per fare un esempio, una recente manifestazione in Spagna, indetta sotto al parlamento, e che inizialmente era stata chiamata “occupiamo il parlamento”, e` stata cambiata in “circondiamo il parlamento”, ovviamente una cosa del tutto diverse, solo perche` agli organizzatori/recuperatori del malcontento sociale il primo nome poteva creare non pochi grattacapi e sicuramente il secondo ha potuto favorire il controllo della piazza auspicato dai recuperatori-pompieri verso un senso puramente simbolico piuttosto che pratico ed attivo.
Ma e` inutile girarci attorno, chi abita in Italia pare rassegnato ad essere semplice spettatore invece che provare a cambiare la propria storia, come sembrano provare a fare greci e spagnoli. Del resto, questo avviene per una propensione alla delega che fa degli italiani maestri incontrastati e riconosciuti di questa poco nobile arte, ma che per prima dovremo sbarazzarci per provare a volare con le nostre ali.
L’apoteosi di liste civiche e gruppuscoli che ambiscono al potere ci insegna che il mito della democrazia rappresentativa, ora in salsa “partecipata”, purtroppo non è ancora tramontato, anche di fronte alla crisi dell’intero assetto rappresentativo classico e cioè i partiti. Anzi, le nuove forme di rappresentanza “civica”, che sono gli ultimi tentativi di legittimazione della delega, assolvono ora i compiti prima appartenenti ai partiti tradizionali, di cui continuano l’operato. Se vogliamo esplorare la possibilità di un intero mondo di relazioni finalmente diverso da quello attuale dovremo saper fare a meno di ogni invito alla “partecipazione” a quello odierno. Anzi, dovremo saper questi inviti combattere con efficacia, delegittimandoli con ogni mezzo a nostra disposizione.
Dalla Grecia e dalla Spagna, solo per annoverare gli ultimi episodi, salgono i bagliori di numerosi fuochi, e di nuovi modi di relazionarsi in modo non autoritario e senza deleghe, a noi cogliere il vento che passa e che li alimenta, per provare ad innalzare i nostri ed unirli in un sol incendio che finalmente possa dare un senso ed una dignità alla parola vita.
Un fuoco che non arda i nostri corpi ma i nostri sogni.