RESOCONTO DEL SALUTO SOTTO IL CARCERE DI FERRARA IN SOLIDARIETÀ CON MAURIZIO, LA LOTTA NO TAV E TUTTI I PRIGIONIERI.

Sabato 20 ottobre un centinaio di solidali si sono ritrovati sotto al carcere di Ferrara, per un saluto in solidarietà con Maurizio, da poco trasferito dal carcere di Cuneo e da nove mesi imprigionato a seguito della repressione del 28 gennaio scorso contro il movimento NO TAV, che portò allora in carcere 26 persone.

Dopo nove mesi di carcerazione preventiva in due rimangono ancora sequestrati dallo Stato: Alessio nel carcere di Prato ed appunto Maurizio in quello di Ferrara.

Nei giorni precedenti al presidio gli organi di disinformazione, ovvero i soliti giornalacci locali, la cui prima fonte sono sempre le veline degli sbirri, hanno preparato il consueto clima da caccia alle streghe, attraverso articoli di inusitata ridicolaggine aventi come obiettivo seminare confusione e allarmismo sul presidio.

Questo lavoro è poi stato completato dalla Questura cittadina che, oltre a fare interventire vari reparti mobili antisommossa di polizia e carabinieri in appoggio, con il beneplacido e l’appoggio del Comune e della sua Polizia Municipale, ha proceduto anche alla chiusura di tutte le strade d’accesso alla via del carcere, mentre la direzione ha vietato per quel giorno tutti i colloqui coi parenti dei reclusi per non farli incontrare coi compagni.

In un primo momento si è assistito anche all’assurdità di vedersi negare la possibilità di raggiungere con le auto il presidio, pur essendo lo stesso “autorizzato”. Solo dopo un vivace scambio di vedute con i vigili preposti ai blocchi stradali, in cui si è paventata l’ipotesi di bloccare per intero la circolazione stradale raggiungendo il carcere in corteo, siamo riusciti a passare.

Ci preme dire che le vie di accesso e l’intera strada dove esso è ubicato sono state fatte chiudere non certo per prevenire eventuali disagi alla viabilità, come ufficialmente è stato motivato. Questa nuova trovata è stata messa in atto solamente per la volontà di circoscrive il presidio in una via deserta. Infatti i blocchi escogitati da Comune e Questura hanno causato infinitamente più disagi (saturazione del traffico sulle vie rimaste libere) di quanto non avrebbe fatto il presidio. Tanto peggio per loro e con buona pace del ferrarese medio.

Cori, slogan, striscioni contro il carcere, musica, interventi solidali al microfono e fuochi d’artificio hanno salutato Maurizio e tutti gli altri reclusi (ad esclusione della nutrita sezione per i collaboratori di giustizia), ribadendo nuovamente la necessità di un mondo senza gabbie, siano esse i penitenziari o i moderni lager per immigrati di nome CIE.

Si è ricordata ancora la lotta NO TAV: una lotta autorganizzata, orizzontale, diretta e determinata ad impedire la devastazione della Val Susa ad opera della linea ad Alta Velocità Torino Lione, ma che ha saputo nel tempo anche travalicare i confini geografici individuando sempre più nell’intero assetto socio-economico odierno, e nei suoi innumerevoli gangli, il vero mostro da combattere.

Una lotta che si è trovata di fronte ad una militarizzazione senza pari di un territorio, quello della Val Susa (e non solo dell’area del cantiere del TAV), dove il potere politico ha in modo totale mostrato la propria sudditanza verso le imprese di costruzione (come CMC) e dove lo Stato ha dimostrato con tutta chiarezza di essere solamente il cane da guardia degli interessi dei ricchi e dei loro capitali.

Una lotta che nè manganelli, idranti e lacrimogeni della sbirraglia, nè i teoremi repressivi dei vari Caselli sono riusciti ad arrestare.

Sappiamo che il carcere, che funge da estrema ratio dello Stato contro quegli individui che non sono disposti a scendere a compromessi con i propri sfruttatori, rispecchia il mondo che a sua volta lo riproduce nella società attraverso una rete di relazioni di tipo autoritario.

Gridare quindi anche in questa giornata “tutti liberi e tutte libere!” non è stato solo un augurio per rivedere in mezzo a noi quei compagni ancora dietro le sbarre e fargli sentire tutta la nostra vicinanza non abbandonandoli.

Un presidio sotto le mura di un carcere, oltre al saluto in se, non è una grande espressione di solidarietà nè tanto meno di lotta. È un momento in cui stare vicino a chi si ritrova chiuso tra quattro sporche mura e una base di partenza per ripartire nelle lotte la cui criminalizzazione ha portato alla carcerazione dei compagni. Rilanciare la solidarietà e la complicità rivoluzionaria non può voler dire fermarsi sotto le mura di una prigione, ma organizzarsi per farle esplodere tutte quante e per radicalizzare quei conflitti che si pongono in essere come pericolose spine nel fianco del dominio.

Per scrivere ai compagni prigionieri NO TAV:

Maurizio Ferrari
C.C.
Via Arginone 327
44122
Ferrara

Alessio Del Sordo
C.C. via La Montagnola 76
59100 Prato

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