Forlì, sullo sgombero del MaceriA e prossime iniziative.

SGÓMBERO o SGÓMBRO S. M. Dal latino cumulus si arriva con gli anni alla forma cùmblus o cùmbrus, che significa cumulo, masserizia. In francese décombres significa calcinacci. Si intende per liberazione di un luogo da cio` che lo ingombra, rimuovere gli ostacoli.

Curioso! Uno spazio inutilizzato, un cumulo di cemento, una tomba muta è stata riesumata da un gruppo di persone intraprendenti che ne ha fatto un luogo vivo, trasformando i calcinacci in stanze accoglienti e vivibili, in cui sono state svolte assemblee, ci si e` conosciuti, pranzato/cenato/dormito assieme, partecipato alle tantissime iniziative organizzate ogni giorno al loro interno, cosiccome in strada, prima che fossero ritrasformate in una lapide silenziosa venendo murate dalle istituzioni vili e impaurite dal soffio della liberta` che non ammette compromessi.
Riappropriazione liberatoria avvenuta rimuovendo gli ostacoli rappresentati prima dai lucchetti materiali per passare a quelli moralistici e legali, quelli che per la paura di ripercussioni vorrebbero si arrivasse fino a baciare la mano del padrone che ci bastona e ci deruba (anche della dignita`!).

Il MaceriA occupato ha di fatto sgomberato la vita di chi l`ha frequentato dai vecchi calcinacci istituzionali e mercantili. Con la sua sola presenza ha mostrato che un altro modo di vivere e` non solo possibile ma realizzabile e necessario, sperimentando questo assunto nella pratica, contro le logiche che governano questa societa` capitalista ingiusta ed autoritaria. Contro lo Stato ed il suo arrogarsi il monopolio della supposta giustizia, decidendo per tutti cosa e` giusto o sbagliato con l`unico obiettivo di salvaguardare i privilegi dei ricchi a discapito dei poveri e gli interessi di chi e` al potere schiacciando chi ne e` privo. Contro, infine, i rapporti insteriliti e desolidarizzati che purtroppo rendono oggi gli esseri umani che popolano la societa` dello spettacolo carne morta che non reagisce a nessuno stimolo, zombie senza emozioni e senza curiosita`.

Un esempio come questo, percio`, vale piu` di mille parole!

Si continui su questa buona cattiva strada. Solidarieta` a chi occupa e resiste, riappropriandosi della dignita` di vivere!

Saluti e abbracci. Anarchici ferraresi.

***

Di seguito pubblichiamo il comunicato sullo sgombero diffuso dagli occupanti del MaceriA.

Martedì 8 Gennaio, alle 7 di mattina, un ingente schieramento da guerra, forte di diverse pattuglie di Municipale, Carabinieri e Polizia (sotto l’egida del neo-questore Salvatore Sanna, quello che nel 2005 sgomberò su una ruspa il presidio di Venaus in Valsusa), ambedue questi ultimi supportati da reparti celere fatti arrivare apposta da Bologna, e coadiuvati dai soliti Vigili del Fuoco, si è presentato in via Maceri 22 con il proposito, alfine riuscito, di sgomberare un edificio di tre piani di proprietà comunale, chiuso e vuoto da sei anni, che era stato ridenominato MaceriA occupato dai volenterosi che lo avevano liberato dalla muffa del tempo il 23 novembre scorso.

Via Maceri e la parallela Via Nullo sono state completamente militarizzate e bloccate al transito per effettuare lo sgombero, sequestrando in questo modo contemporaneamente anche i residenti, impossibilitati ad uscire liberamente dalla propria casa o recarsi al lavoro.

I Vigili del Fuoco, come ormai ci hanno abituato in questi anni, facendo il lavoro sporco per conto della Questura e del Comune di Forlì sono riusciti a forzare con l’ausilio di una sega circolare e piedi di porco le porte rinforzate dagli occupanti, dando avvio all’incursione degli sbirri.

Da quanto si legge sui giornalacci locali, che riportano il parere del dirigente della Digos, Maurizio Maccora, coordinatore dello sgombero, il fatto che il portone d’ingresso fosse stato rinforzato mostrerebbe chiaramente che si era preparati allo sgombero. Questo fatto ci sembra addirittura banale, visto che c’era un’ordinanza di sgombero, firmata dal sindaco di Forlì, Roberto Balzani, risalente al 1 dicembre.

Non ci stupiamo che ci si stupisca all’idea del nostro essere pronti a ricevere i signori che puntualmente si sono presentati l’8 gennaio per sgomberare il MaceriA occupato. Abituata com’è a sonnecchiare immersa nella propria passività, la maggioranza silenziosa non crede possibile che esistano persone che provano a resistere coi mezzi di cui dispongono alla sottrazione dei propri desideri. Eccome se li aspettavamo!

Una volta entrati, dopo la ventina di minuti necessari per segare il portone, gli sgherri in divisa sono saliti per le scale, tagliando lucchetti e catene di ulteriori porte, e superando diverse barricate, fin dentro le stanze in cui si trovava in quel momento una decina di occupanti. Anche se non è stato uno sgombero di quelli più duri, per la posizione in pieno centro dell’edificio, al contrario di come avrebbe dovuto essere quello del Borghetto occupato a Forlì nel maggio 2011 (purtroppo per i picchiatori in divisa, quella volta non trovarono nessuno), non si può dire comunque che sia stato un intervento soft. Difatti, alcuni occupanti sono stati trascinati di peso per svariati metri, un altro afferrato per il collo, un altro ancora minacciato di rappresaglie future.

Una ventina di digossini e celerini sono intervenuti anche sul tetto, arrampicandosi l’uno sull’altro da un cortiletto interno dello stabile, dove erano saliti due degli occupanti. Gli sbirri, pur di portare a termine il prima possibile l’operazione, hanno continuato a dirigersi verso i due spingendoli in un angolo, senza prima mettere in sicurezza un bel nulla (non c’erano nemmeno i cuscini gonfiabili di cui qualcuno ha parlato), rischiando che qualcuno si facesse male sul serio.

Nel mentre tutto questo accadeva, sono accorsi sul posto una 50ina di solidali, con striscioni e megafono, rimasti davanti ai blocchi della celere per ore, e la cui presenza ha permesso agli occupanti, una volta fatti uscire (dopo circa un’ora dall’intervento), almeno di portare fuori la loro roba e trasportarla altrove con mezzi propri, operazione che si è conclusa verso le ore 13:00.

Gli operai del Comune (che si sono anche distinti nel rubare alcuni degli atrezzi degli occupanti – una sega, un martello ed uno scalpello – prontamente recuperati) hanno fatto il resto, murando le porte di accesso dello stabile che davano sulle due vie (anche di quella parte in cui gli occupanti non erano entrati, e in cui sono state oltretutto anche saldate le saracinesche in ferro delle finestre al piano terra), mentre celere e pattuglie locali hanno presidiato la zona fino a tarda serata.

Nei giorni successivi sono stati distribuiti ed attacchinati volantini nel quartiere da un nutrito gruppo di ex occupanti e solidali, che hanno chiarito ai residenti le modalità dello sgombero, lanciato nuovi appuntamenti e ribadita l’intenzione di non abbassare la testa, né dopo lo sgombero, né dopo le sicure denunce che arriveranno (i giornali, riprendendo fonti questurine, riferiscono di una decina di denunce, per ora).

simbolo occIl MaceriA occupato era nato come una TAZ (occupazione temporanea) di tre giorni, ha invece resistito per un mese e mezzo. Abbiamo deciso di occupare uno spazio che il Comune aveva lasciato chiuso per anni, in stato di abbandono e con mire speculative che agiscono nascostamente (un progetto privato della Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì mira a demolire tutto e a costruire al suo posto un parcheggio sotterraneo e negozi commerciali, il tutto con fondi della Cassa Depositi e Prestiti che gestisce i risparmi postali, quindi pubblici), come forma di riapproriazione diretta di molteplici necessità.

La decisione di continuare l’occupazione anche dopo i tre giorni che si erano pensati è avvenuta collettivamente dopo aver visto crescere il sostegno attorno a questa esperienza, da parte di tanti individui ed anche del quartiere stesso. Infatti, sin dal primo momento, molti residenti di questo che è un quartiere di case popolari ci ha espresso simpatia ed apprezzamento, sia a parole ma anche con gesti quotidiani come l’offrirci vino fatto in casa, cibarie ed anche una cesta natalizia per le festività. Noi abbiamo contraccambiato i favori, rendendo disponibile per il quartiere frutta e verdura recuperata al mercato, che mettevamo ovviamente gratuitamente in una cassetta sopra un tavolo di fronte alla porta e aprendo la stessa a quanti volevano conoscerci e conoscere lo spazio.

I giornali locali, all’indomani dello sgombero, hanno scritto che lo stabile era stato liberato, ma se se vi è stata liberazione, concettuale e pratica, è stata quando gli occupanti vi sono entrati quel 23 di novembre; liberazione è quella mostrata e praticata dagli individui che hanno vissuto la libertà della riappropriazione in modo totale e diretta, senza compromessi, assieme.

Una liberazione che prima di tutto significa liberazione di noi stessi, delle nostre paure. Liberazione dalle costrizioni che relegano i nostri desideri a sogni irrealizzati e irrealizzabili. Ed è per questo che l’offerta del Sindaco di Forlì di, forse, concederci due stanzette se ci fossimo costituiti formalmente in un’associazione legalmente riconosciuta partecipando poi ad un bando di assegnazione, è stata rifiutata. Non perchè queste due stanzette fossero vicine alla questura, ma perchè l’incasellare la nostra azione in una volgare forma di acquiescenza legale ci dà il voltastomaco. Un associazione legale prevede responsabili, presidenti, cariche sociali, quote d’iscrizione, tessere e così via. Più l’immancabile censura e leggi e leggine alle quali inchinarsi. Noi non vogliamo capi, non riconosciamo responsabili se non la responsabilità di ognuno di noi, rifiutiamo l’idea stessa di tessere e carte d’identità per entrare in un qualsiasi spazio. A Forlì già in passato qualcuno commise l’errore di farsi sedurre dalle promesse istituzionali, quando nel 2002 venne occupato il Maudit: dopo essersi costituito in associazione un gruppo di quegli occupanti accettò le condizioni dettate dal Comune e diede vita alla Fabbrica delle Candele, oggi nulla di più che un locale come gli altri, forse appena più alternativo: un divertimentificio pseudo-culturale fine a se stesso che si va ad affiancare a quello prodotto dai tanti pub, circoli e discoteche della romagna. Noi vogliamo di più!

Un altro fattore determinante per noi è la questione abitativa.

Sin dall’inizio, infatti, abbiamo voluto non separare questa dalle altre necessità alla base del continuare l’occupazione. In una città, ed in una società, in cui gli sfratti sono sempre di più, la questione abitativa diviene materia di ordine pubblico (le tante ordinanze anti-degrado ne sono una testimonianza) e chi non ha i soldi per affittare un pur piccolo appartamento viene scaricato alla Caritas (salvo poi dover pagare 150 euro allo scadere del 15esimo giorno e dover esibire un contratto di lavoro), la riappropriazione degli spazi non è un capriccio, ma è vitale.

Di fatto, dopo l’avvenuto sgombero del MaceriA, diverse persone si ritrovano nuovamente senza un tetto sulla testa, a gennaio, in pieno inverno. Statene pur certi, ci ricorderemo per sempre dei responsabili (gli stessi che hanno concorso alla morte di Franco due anni fa, sfrattato e morto di freddo mentre dormiva in un parcheggio in città).

Le persone che hanno attraversato il MaceriA, giovani e meno giovani, tutti accomunati da una gioventù di spirito e di energia, hanno sentito e provato sulla propria pelle la condivisione e la conoscenza reciproca, senza nessun ruolo imposto ma con la volontà di sperimentare con gioia un percorso di liberazione personale ed in comune, libero da logiche di partito, di autorità, di mercato, o di spettacolo fine a se stesso. Un percorso di liberazione che ha riempito i cuori e che certo non terminerà con lo sgombero che riconsegna alla polvere e all’anonimato quel palazzo di tre piani, vissuto con un’intensità tale che nessuno ci potrà mai togliere.

In un mese e mezzo sono tante, troppe da elencare, assieme alle persone, le iniziative che queste hanno condiviso assieme (assemblee, discussioni, dibattiti, pulizie, letture, cineforum, mostre, pitture, corsi, cene e pranzi vegan, recupero cibo, partite a scacchi, a carte, feste, baci, bevute di buon vino…). Iniziative e vita vissuta. Perchè non esiste separazione tra le due cose.

La prospettiva è ora di continuare nelle strade, come abbiamo sempre fatto, per riprenderci ciò che lo Stato, i suoi sgherri e le leggi ad esclusivo interesse dei ricchi benestanti ogni giorno provano a sottrarci, fino a che non ci verrà voglia di riappropriarci ancora di un altro spazio fisico.
Perchè le idee non si sgomberano. Tutto continua.

 

GLI OCCUPANTI DEL MACERIA.

PROSSIMI APPUNTAMENTI:

VENERDÌ 11 GENNAIO – ORE 9:30 IN PIAZZA SAFFI – PRESIDIO ANTIFA.

SABATO 12 GENNAIO – ORE 16:00 RITROVO IN PIAZZA SAFFI – PRESIDIO CONTRO LO SGOMBERO DEL MACERIA OCCUPATO.

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2 risposte a Forlì, sullo sgombero del MaceriA e prossime iniziative.

  1. Anarchici ferraresi scrive:

    COMUNICATO DEGLI OCCUPANTI DELL’EX-MACERIA OCCUPATO IN MERITO ALLE POLITICHE ABITATIVE NEL FORLIVESE.

    L’ACER, Azienda Casa dell’Emilia-Romagna, è un ente pubblico economico che opera nel territorio provinciale occupandosi dell’intera gestione delle case popolari, nonchè dell’attuazione di interventi urbanistici per l’edilizia cosiddetta pubblica.
    La sede di Forlì si trova in viale Matteotti.
    La Provincia possiede circa il 20% del valore patrimoniale di ACER, circa 4.200 alloggi popolari dislocati sul territorio provinciale; il rimanente 80% di questo ingente patrimonio è invece in mano ai Comuni, in proporzione al numero degli abitanti.
    Teoricamente l’ACER dovrebbe occuparsi delle politiche abitative a vantaggio delle fasce sociali cosiddette “deboli”, adoperando un termine caro alle istituzioni, riferendosi a tutti coloro che non avendo i soldi per pagarsi un alloggio decente dovrebbero essere costretti ad elemosinarne uno di serie B a lorsignori piuttosto che aprire i lucchetti e prender da sè ciò che gli necessita. In realtà questi alloggi popolari hanno affitti proibitivi per molti, o sempre più spesso vengono lasciati sfitti per specularci sopra, quando non abbandonati completamente a sè stessi, come è il caso dei 42 appartamenti popolari al terzo piano dell’edificio di via Maceri 22, scoperti a seguito dell’occupazione del MaceriA.
    Altre volte ancora questi alloggi, che dovrebbero essere assegnati, con criteri tra l’altro poco chiari e tempi interminabili, a chi ne ha necessità immediata, vengono svenduti a privati speculatori senza scrupoli, dato che le leggi permettono ad ACER di disporre di questo patrimonio immobiliare a proprio piacimento; questo mentre c’è chi, senza un tetto ed un letto dove dormire, muore di freddo all’addiaccio, magari in un parcheggio tra l’indifferenza collettiva, come è successo a Franco l’anno scorso dopo essere stato sfrattato; questo mentre sfratti e precarietà aumentano il numero di suicidi (e non stiamo certo parlando degli imprenditori che oggi si ritrovano a fare i conti con la dura realtà che da sempre vivono i loro dipendenti ed operai), strada scelta anche da Angelo quando qualche mese fa si è dato fuoco per protesta davanti al Parlamento, senza purtroppo generare quelle rivolte che in nord Africa, durante la “primavera araba”, hanno avuto come scintilla scatenante proprio un caso simile.
    E mentre la gente viene sbattuta fuori di casa e c’è chi specula su questa miseria e sulla pelle viva delle persone, le istituzioni ed i politici firmano ordinanze repressive a raffica, come quella “anti-degrado” del Comune di Forlì che punisce chi mangia, siede o dorme per strada, oppure come lo stesso sgombero del MaceriA occupato, lo stabile di via Maceri ex sede della Circoscrizione 1, abbandonato da sei anni dall’amministrazione comunale e che un nutrito numero di individui ben determinati, fra loro anche persone senza casa, ha occupato per un mese e mezzo fino all’8 gennaio scorso, quando Comune e Questura hanno deciso di cacciarli nuovamente in strada e sotto un tetto di stelle.
    Queste ordinanze repressive, ciniche e disgustose nel loro colpire la povera gente (venditori ambulanti, migranti, disoccupati, licenziati…), vedono il Comune di Forlì, che col suo 24% è il principale azionista dell’ACER provinciale, stabilmente e caparbiamente in prima fila! Un Comune, quello di Forlì, presieduto dal centro-sinistrato Roberto Balzani, uomo del Partito Democratico, laureato in scienze politiche e professore universitario, appoggiato durante le passate amministrative da una coalizione che vedeva, oltre al PD, anche IDV, Rifondazione Comunista, Verdi, Sinistra per Forli e 2 liste civiche. Un partito, quello del signor sindaco, che a livello nazionale appoggia in modo entusiasta e non certo disinteressato tutte le grandi speculazioni e le ditte devastatrici, a cominciare dalla CMC di Ravenna, multinazionale miliardaria del cemento, che sta massacrando la Val di Susa per costruire il famigerato Tav; partito, il PD, che a Forlì poi vota in giunta compatto nuove ordinanze contro i poveri. La Forlì a misura del PD, infatti, è una città la cui cittadinanza viene concessa solamente a chi ha i soldi per spendere e tutti gli altri che non se lo possono permettere fuori! Non sarà un caso se tutti i progetti di “riqualificazione” del centro storico prevedono la trasformazione dei quartieri popolari in quartieri residenziali per la classe medio-alta, e cioè famiglie con soldi da spendere, com’è proprio il caso del progetto che prevede l’abbattimento dello stabile di via Maceri 22 per far posto ad un parcheggio interrato, negozi commerciali e nuovi alloggi per pochi privilegiati, con la conseguenza di far lievitare il valore immobiliare delle case popolari del quartiere e quindi anche gli affitti. Questo, però, non viene certo detto ai residenti! Non viene detto che se portato a termine, questo progetto li costringerà a dover abbandonare le proprie abitazioni, non potendo più permettarsi un affitto duplicato, e dovranno spostarsi altrove, magari in periferia dove non daranno fastidio ai piani politico-economici per il centro storico del Comune e dei loro amici della Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì.
    Una città, Forlì, per continuare a parlarne, in cui ci sono sempre più banche e sempre meno persone che dispongono anche solo dei soldi per mangiare; sempre più centri commerciali e sempre meno spazi in cui incontrarsi liberamente senza dover consumare; sempre più poliziotti per le strade (il loro evidentemente è un settore che non è mai in crisi) e sempre meno libertà. Una città con il culto del turismo fascista, che spende milioni di euro per ristrutturare la casa del fascio e i monumenti del ventennio, mentre con l’altra mano sgombra, sfratta, pignora, agevola la speculazione e svende al miglior offerente.
    COMUNE, PD, ACER…SONO LORO I RESPONSABILI DI TUTTO QUESTO, ASSIEME AI PARTITI, ALLE ISTITUZIONI STATALI E AI LORO MASTINI DA GUARDIA, PROTETTORI DEI PRIVILEGI DEI RICCHI. NON SIAMO DEGLI INGENUI, NON PROPONIAMO SOLUZIONI E SOTTILI MEDIAZIONI POLITICHE: LA SITUAZIONE STA ESPLODENDO, NOI VOGLIAMO CHE ESPLODA. VOGLIAMO RIPRENDERCI GLI SPAZI IN CUI VIVERE E VIVERE SENZA DI LORO ADESSO! VOGLIAMO PRATICARE IL DESIDERIO APPLICATO PER DARE FORMA ALLE NOSTRE NECESSITÀ! E NON CI FAREMO INTIMORIRE DA NESSUNO SULLA STRADA CHE ABBIAMO SCELTO.

    NON CHIEDIAMO PIÙ NIENTE, OCCUPIAMO TUTTO!!!

    MaceriA occupato. Ora nelle strade!

    (volantino letto durante il presidio-corteo di sabato 12 gennaio a Forlì contro lo sgombero del MaceriA occupato avvenuto l’8 gennaio scorso)

  2. Anarchici ferraresi scrive:

    Fonte http://www.romagnanoi.it 13/01/2013

    FORLI’ – Alle due di notte è scattata l’incursione. I giovani che martedì mattina erano stati cacciati dall’ex Universal, in piena notte sono tornati per cercare di rientrare e riprendere possesso dello stabile. Per questo hanno aperto un grande varco nel muro che era stato costruito per sbarrare definitivamente l’ingresso. Con dei martelli, i manifestanti hanno distrutto i mattoni forati in terracotta per un diametro di oltre un metro, ma il tentativo è fallito. Molto probabilmente qualcuno che a quell’ora dormiva, svegliato dai colpi di martello ha avvertito le forze dell’ordine. I rivoltosi quando hanno capito che arrivava la polizia hanno “mollato”.

    Ieri mattina il Comune di Forlì, proprietario della struttura chiusa e in abbandono da oltre sei anni, ha mandato sul posto degli operai e muratori che hanno costruito un altro muro molto più solido con mattoni pieni davanti a quello appena danneggiato. Ora l’ingresso è una fortezza e questo farà prendere un po’ di respiro alle forze dell’ordine che non hanno più necessità di presidiare la zona giorno e notte per paura di un’incursione. Durante le notti, subito dopo il blitz di martedì mattina 8 gennaio, l’ingresso veniva presidiato da alcuni uomini di polizia e carabinieri che si davano il cambio a turni.

    Poi, una volta che il muro costruito davanti alla serranda dell’ingresso dell’ex Universal si era consolidato, il controllo era stato abbandonato. Così, l’altra notte, i componenti del collettivo hanno tentato l’irruzione che è però fallita. La giornata di ieri non è finita perché nel pomeriggio era in programma il picchetto di protesta sotto la statua di Aurelio Saffi in piazza Saffi. I dimostranti con lo striscione che mostra la scritta “Le idee non si sgomberano” sono rimasti per oltre un’ora sul posto, poi, come era accaduto anche venerdì mattina, hanno iniziato a girare per la città fino ad arrivare in viale Vittorio Veneto passando per corso della Repubblica. La città è tappezzata di volantini dal titolo: “Maceria vive”. Da martedì fino a ieri c’è stato un enorme impegno da parte delle forze dell’ordine per controllare il gruppo di anarchici che si muove ovunque.

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