“Il Grido delle Ninfee” num. 7 – Sul piano rifiuti di Ferrara

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N°7-APRILE 2008

Osservazione isul PIANO RIFIUTI della provincia di Ferrara.

Questo numero de “il Grido delle Ninfee” potrebbe risultare di natura abbastanza “tecnica” ovvero indigesto a molti o ad alcuni, poiché riporta numeri e percentuali, solitamente forniti da fonti terze. Se questo, apparentemente, potrà sembrare cozzare con propositi espressi da noi più volte e cioè con la volontà dichiarata di spingerci oltre i numeri, che possono tra l’altro adattarsi a varie interpretazioni a seconda delle posizioni di partenza dei lettori, è invece frutto di una scelta naturale che ci siamo trovati ad affrontare. Per la nostra comprensione degli eventi ci siamo trovati ad analizzare anche dati diffusi pubblicamente in questi anni sia da parte istituzionale che non, molti dei quali non combaciavano affatto. Nel corso dei mesi, per nostre esi-genze, abbiamo spulciato, analizzato e rimestato, arrivando a farci un’idea precisa in merito. Abbiamo voluto divulgare ciò a cui siamo pervenuti, affinché questi dati siano disponibili per tutti, pur coscienti che agli oppositori di questo mondo imbrigliato e fondato sulle Nocività non servono percentuali per essere spronati nella loro lotta. I dati qui presenti, più semplicemente, si integrano con quanto pubblicato e con quanto pubbli-cheremo poi; con un avvertenza: di non prenderli come scontati (sarebbe bello se ognuno avesse il modo di verificare di persona ogni notizia). Aldilà di questo, nel presente numero viene chiarificato il percorso di gestione dell’intero ciclo rifiuti urbani della provincia di Ferrara, riferendoci specialmente agli aspetti legati allo smaltimento e ribaltati alcuni fraintendimenti o vere e proprie falsità che hanno accompagnato la diatriba sull’ampliamento/triplicazione dell’inceneritore di Fer-rara di proprietà Hera, un’azienda quotata in borsa che in Emilia-Romagna ha provocato solo danni e disagi.

Osservazioni sul Piano Provinciale Rifiuti:
Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti della provincia di Ferrara, prima dell’entrata in funzione delle due nuove linee dell’inceneritore Hera di via Diana a Cassana, la situazione era questa: a fronte di una produzione annua di 221.000 tonnellate di Rifiuti Solidi Urbani (RSU) i dati ci dicono che nelle discariche ferraresi erano conferite circa 75.000 ton/anno di rifiuti mentre altre 20.000 venivano conferite nelle discariche di Bologna (dopo la chiusura dell’inc di via Conchetta a Fe). Altre 40.000 ton/anno venivano bruciate dalla vecchia linea 1 dell’inc di Cassana. I dati della differenziata si aggirerebbero sulle 87.000 ton/anno che rappresentano il 39% sul totale degli RSU complessivamente prodotti dalla provincia di Ferrara (221.000 t/anno, come detto, e non 250.000 come pretende Hera e ora anche la Provincia).
Bisogna comunque spiegare che il dato della differenziata contiene 30.000 tonnellate di verde e sfalci (che è la voce che ha la percentuale maggiore in capitolo), quindi la “vera” differenziata non smaltita in discarica o nell’inceneritore si aggira verosimilmente attorno al 23/24% e cioè tra le 50.000 e le 53.000 ton/anno sul totale dei rifiuti urbani. A questo numero dobbiamo inoltre sottrarre una grossa fetta (il 20% pari a 10.000 ton/anno) che, dopo la separazione, risulta non riciclabile e viene dunque smaltita in discarica o nell’inceneritore. il dato che ne risulta è francamente sconfortante! Un po’ più di 40.000 ton/anno di differenziata reale, ovvero meno del 20% sul totale della produzione di rifiuti urbani!
Se invece fossero veri i dati del Piano provinciale rifiuti, che comunque quantifica anch’esso in 221.000 tonnellate/anno la quantità di rifiuti prodotta nel 2007, dovremmo dare per buona la notizia che a breve la raccolta differenziata arriverà al 50% (anche se ci pare difficile crederlo, visto che gli amministratori ci hanno già detto che anche quando si raggiungerà, ben 30.000 ton/anno di questa percentuale dovranno essere comunque incenerite perché non riciclabili!). Infatti, non tutto quello che viene raccolto in maniera differenziata poi effettivamente può essere recuperato e riciclato. Tra l’altro Hera già ipotizza che superata la soglia del 50% di differenziata la Tia (la tassa sul pattume) subirà un ulteriore incremento dei costi. Questo perché più rifiuti vengono recuperati meno l’inceneritore lavora e di conseguenza genera utile per Hera, che si rivarrà sulle bollette. Chiaro, no?
Ritornando ai dati che fornisce il Piano Provinciale, i rifiuti rimanenti, tolta la quota del 50% di differenziata, sarebbero dunque 110.000 ton/anno. Se poi guardiamo al 2012, quando per legge la differenziata dovrà essere del 65%, allora il dato finale dei rifiuti urbani rimanenti è di 77.350 ton, quasi la metà di quanti ne vorrebbe bruciare Hera. E se si spingesse ancor di più la differenziata avremmo ancora meno rifiuti.

Allora perché ampliare l’inceneritore? Tre ipotesi:
1 – i dati forniti sulla differenziata non sono reali;
2 – si dà per certo il non rispetto delle leggi europee sulla differenziata per il 2012;
3 – intanto che si attua la raccolta differenziata sui rifiuti urbani si aumenta parallelamente il conferimento dei rifiuti speciali o di quelli assimilati agli urbani.

Gli imbrogli, come si può vedere, sono tanti e tutti perseguibili.
La denominazione “Rifiuti Solidi Urbani” o RSU comprende, infatti, sia i rifiuti prodotti dalle abitazioni civili sia quelli assimilati agli urbani, ad esempio i rifiuti provenienti dalle piccole imprese e gestiti dal Servizio Pubblico Locale. In Emilia – Romagna la quantità di rifiuti classificati come urbani, pur non di provenienza domestica, è molto più alta che in altre regioni mentre i rifiuti speciali prodotti in provincia di Ferrara (di cui ben 30.000 ton/anno sono destinate all’inceneritore) sono il doppio di quelli classificati come RSU. Ne consegue che non basta aumentare la differenziata per diminuire la quantità di rifiuti da smaltire perché, parallelamente, per continuare a “far rendere” l’inceneritore e perché questo non rimanga senza materia prima, verrà di sicuro aumentata (dato che su questo punto i regolamenti variano da Comune e Comune e questi possono fare come credono) la quota di assimilazione dei rifiuti non domestici agli urbani.
Negli ultimi anni lo smaltimento in discarica avrebbe dovuto calare invece è aumentato (dal 42,5% del 2004 al 74% del 2006), mentre il conferimento all’impianto “recupera” di Ostellato è calato. Quest’impianto dovrebbe servire per produrre compost di qualità riciclando l’umido e per il trattamento biomeccanico del residuo indifferenziato ma viene invece utilizzato, per la maggior parte, per i rifiuti speciali provenienti da fuori provincia, selezionandoli e trasportandoli all’inceneritore.
Il Piano Rifiuti prevede di chiudere le discariche ferraresi perché tutte hanno creato problemi di contaminazione delle falde. Ci viene detto che nel 2012 avremo soltanto una discarica, quella di Sant’Agostino, che verrà ampliata e dove finiranno i rifiuti che non potranno essere inceneriti, né riciclati. Le discariche di Argenta e Comacchio, però, resteranno tutt’altro che inattive, dato che continueranno a ricevere rifiuti speciali. L’unica disc che quindi dovrebbe chiudere è la Crispa di Jolanda di Savoia (alla fine del 2008) ma anche questa risulta sia stata ampliata di recente.
Questo mostra come in realtà le discariche provinciali non chiuderanno affatto con l’ingresso a pieno regime dell’inceneritore di Cassana, come invece quei furboni degli amministratori vogliono farci credere.
Per farci una idea del ciclo della gestione dei rifiuti nel ferrarese e della situazione presente e futura delle sue discariche ora andiamo a vedere direttamente le aziende che se ne occupano e come lo fanno.

Aziende ferraresi coinvolte nella gestione dei rifiuti:
– le aziende che si occupano della gestione dei rifiuti nella provincia ferrarese sono 4 (tutte le realtà sono partecipate dai Comuni dove si svolge il servizio):
1) Hera spa – nella città di Ferrara, frazioni e paesi vicini
2) CMV Servizi srl – nel territorio dell’Alto Ferrarese (più Castello d’Argile e Pieve di Cento in Provincia di Bologna con un accordo di sub-affidamento con Hera Bologna)
3) Area spa – nei territori della bassa ferrarese
4) Soelia – nell’argentano e territori limitrofi

Di Hera sappiamo ormai tutto. Hera spa è un’azienda nata dalla fusione con le ex aziende municipalizzate dei servizi e partecipata da comuni soci dell’Emilia-Romagna (Rimini, Forlì – Cesena, Ravenna, Ferrara, Bologna e Modena), nonché quotata in borsa.
Hera Ferrara nasce dall’assorbimento delle municipalizzate AGEA ed ACOSEA. Come molti altri impianti, anche l’inceneritore di Cassana, nella periferia nord – ovest della città, viene venduto ad Hera che da subito rivela di volerne aumentare la capacità. Il Piano Provinciale Rifiuti riflette questa volontà e la Provincia autorizza la realizzazione di due nuove linee di incenerimento, per ben 130.000 ton/anno a fronte dei circa 40.000 precedenti. L’enorme ampliamento viene legittimato tirando in ballo la chiusura delle discariche del territorio ferrarese, che come abbiamo detto è soltanto una menzogna per permettere di costruire le nuove linee. La raccolta complessiva di rifiuti solidi urbani nella città di Ferrara, nel 2007, ha toccato quota 93.700 tonnellate. I dati ufficiali Hera parlano di un 40,1% di raccolta differenziata e cioè 37.607 tonnellate di cui sappiamo però che non tutta effettivamente avviata a recupero. A Ferrara la Tia di Hera (e cioè la tassa sui rifiuti) è la più alta di tutta la provincia.

Per CMV la principale fonte di guadagno è la distribuzione e vendita del gas, che contribuisce per circa tre quarti al fatturato della multiutility.
Il socio di maggioranza è il Comune di Cento, che detiene l’83% del capitale sociale. I soci di minoranza sono i comuni di Vigarano e Mirabello. Proprio Cento col suo 27% è “maglia nera”in provincia di FE per la raccolta differenziata. CMV utilizza la discarica intercomunale di Molino Boschetti nel comune di Sant’Agostino e gestita dalla società francese Sita (che ha la sua sede italiana a Mestre e che ha un contenzioso aperto con CMV per una questione non risolta di pagamento per la gestione di Molino Boschetti). La discarica dovrà essere ampliata (costo preventivato in 3 milioni di euro), con relativa messa in sicurezza e bonifica della vecchia discarica esausta posta nelle immediate vicinanze (costo di 5 milioni di euro). La vecchia discarica è pericolosamente inquinata con valori di percolato evidenziati in 50mila metri cubi ed una scarsa manutenzione, che ha comportato l’infiltrazione degli inquinanti fin nella nuova discarica e odori nauseabondi avvertiti dagli abitanti. Ma anche in quella nuova i problemi non mancano. A seguito di frane e dell’infiltrazione di percolato nella sesta vasca i rifiuti del Centese per mesi sono stati smaltiti negli spazi della discarica Crispa di Jolanda di proprietà Area spa, circa 20.000 tonnellate, con annesso andirivieni di camion. Ora la disc di Sant’Agostino dovrà ospitarne altrettante, anche speciali, oppure rimborsare Area.
L’azienda si occuperà anche della messa in sicurezza della discarica esaurita (discarica del Morando) gestita nel comune di Cento (spesa prevista 2 milioni di euro). Per le spese di monitoraggio e per la messa in sicurezza delle vecchie disc i Comuni continuano a spendere cifre incredibili.
Nell’area Riminalda di Bondeno esiste un centro di raccolta comunale di rifiuti gestito da CMV Servizi. CMV è interessata ad un’operazione di fusione con l’azienda Sorgea di Finale Emilia (MO), per creare una nuova società. Questa si occuperà di gas, telefonia, energia elettrica ed altro.
Curiosità: Il conferimento dei rifiuti indifferenziati centesi all’inceneritore di Hera a Cassana costano all’utente di CMV ben 120 euro a tonnellata contro i 60 euro che spendono con il conferimento in discarica.

Area è il consorzio che gestisce la discarica Crispa di Jolanda di Savoia. In questa discarica nel 2006 sono entrate 181.000 tonnellate di rifiuti totali (di questi rifiuti sono stati avviati all’impianto di selezione 10.750) , di cui 74.700 di rifiuti urbani (57.100 provenienti dai 18 comuni soci di Area e 17.600 da altro bacino del ferrarese, conferiti da Hera e CMV) e 106.000 rifiuti speciali (di cui ben 51.800 arrivati da altri territori non ferraresi, rientranti nelle quote del Piano Rifiuti della Provincia).
Alla Crispa è presente anche un impianto di recupero del biogas, ovvero il metano che viene prodotto dalla putrescenza dei rifiuti. Il metano viene convogliato alla centrale di produzione di energia elettrica, che a sua volta viene venduta alla rete nazionale. La ditta privata che ha in appalto questo impianto è la Marco Polo di Cuneo (che vuole costruire altri impianti simili nel ferrarese), che certifica in 1.710.433 i metri cubi di biogas captati. I dati della differenziata di Area sono 62.520 ton/anno a cui si devono aggiungere le 38.700 ton/anno del solo Comune di Comacchio, che formalmente non è ancora socio di Area. I dati riferiti al 2006 mostrano come la raccolta differenziata raccolta si attesti attorno a poco meno del 50% ma effettivamente avviata al recupero al 35-40% massimo (le prime 5 città italiane in termini di raccolta differenziata sono Novara, Verbania, Asti, Belluno e Rovigo, con oltre il 50% ma poi sappiamo che effettivamente il recuperato è molto meno!!). La discarica Crispa dovrebbe chiudere entro il 2008, come convenuto nel Piano Provinciale Rifiuti ma risulta che Area spa ha provveduto all’acquisto di circa dieci ettari di terreno per ricavarne altri lotti e presentato un progetto che prevede la ricezione di ulteriori 200mila tonnellate di rifiuti. Questo progetto è risaputo da tempo ma la Provincia e l’assessore all’Ambiente Golinelli (sempre della Provincia) – e cioè chi ha voluto fortemente l’inceneritore – sembrano accorgersene soltanto adesso, fingendo indignazione per una notizia che sapevano da tempo. Comacchio, comune non ancora socio di Area, possiede la discarica comunale di Valle Isola, gestita dalla società “Sicura”, che è stata ampliata poco fa e dove entrerebbero tonnellate di rifiuti speciali all’anno da fuori provincia.

Soelia: l’azienda di Argenta gestisce la discarica comunale di “Bandisolo” che dal 2012 diverrà, secondo il Piano Rifiuti Provinciale, un sito per soli rifiuti speciali. Già oggi arrivano tonnellate di fanghi di lavorazione dal bacino ferrarese e non solo. Questi fanghi verranno utilizzati anche per “nutrire” la centrale a biogas per la produzione di energia elettrica (della durata di 15 anni con due generatori per una potenza di 400 kW a regime ed una produzione annua di un milione e 110mila kW/h, quanto ne consumano 350 famiglie) che Soelia ha realizzato a ridosso della discarica. Come dice l’assessore all’ambiente del Comune di Argenta, Filippo Mazzanti, “le discariche sono un business”. Nella discarica nel 2007 sono entrate quasi 8.000 tonnellate di rifiuti a fronte di 13.217 tonnellate di rifiuti solidi urbani complessivamente raccolti da Soelia, che è l’azienda ferrarese dal bacino minore. Su una proposta di raccolta differenziata porta a porta, l’assessore Mazzanti è categorico: non se ne parla neanche! La discarica, come detto, è un business irrinunciabile!

Come si è visto di quattro discariche: tre sono state o saranno ampliate e tutte continueranno a ricevere rifiuti speciali anche da fuori provincia (altra rassicurazione non mantenuta: a Ferrara non saranno mai smaltiti rifiuti provenienti da fuori provincia. Errore! Nel 2006-2007 una buona fetta di rifiuti smaltiti nelle discariche ferraresi sono arrivati da fuori e nella domanda per l’AIA Hera chiede chiaramente di bruciare nell’inceneritore anche rifiuti provenienti da altre province). In più esistono altre grandi e piccole discariche – abusive e legali – disseminate su tutta la provincia. Ricordiamo la discarica di copertoni in zona P.M.I. a Ferrara, dove 15.000 tonnellate di pneumatici usati sono accatastati in un’area privata dell’immobiliare Marconi e gestita dalla fallita ditta Emme 3 ma ceduta al comune che non ha mai smaltito (ci penserà l’inceneritore?). Altra discarica di copertoni ed altri rifiuti completamente abbandonati a se stessi nell’area privata di un ex frigo industriale, a lato di via Nevatica, sulla strada che da Formignana conduce a Tresigallo, accumulati dalla società “Fri-Rec” il cui amministratore (il bondenese Marco Frignani) era finito nei guai per traffico illecito di rifiuti. Il sito è ancora sotto sequestro e l’azienda sta subendo un processo in corso, dopo aver inquinato per anni l’area. L’attività era stata autorizzata proprio dalla Provincia. Altra discarica abbandonata a Lido Spina nel comac-chiese, sulla statale Romea, dove un’impresa che faceva selezione di materiali per cartiere, dopo essere fallita, ha lasciato il deposito in cui operava zeppo di rifiuti. Il percorso di bonifica ha sempre tardato. Discarica abusiva ad Aguscello (frazione di Ferrara), in un’area in via Prato delle Donne utilizzata come deposito per scarti edilizi. L’area era gestita dalla ditta “Ricostruzione Appalti” e faceva capo ai fratelli Lombardo, imputati di illecito ambientale ed edilizio (ma il processo è finito in prescrizione). L’area è tuttora contesa dal Comune e dai Lombardo e le bonifiche non sono mai cominciate. Cumuli di rifiuti, anche pericolosi, come bidoni di oli esausti, eternit, arnesi agricoli, pezzi di autovetture ed altro anche in via Cavo Napoleonico, nei pressi di Ponte Rodoni nel bondenese, all’altezza dell’ex discarica comunale. Questo soltanto per dirne alcune. mentre a Portomaggiore esiste un sito di stoccaggio degli oli da cucina esausti. La falsa alternativa “o inceneritore o discariche” non esiste. Tutte e due le tipologie di impianto sono funzio-nali alla stessa logica: quella di continuare a far soldi con i rifiuti!

Considerazioni sulla produzione di rifiuti:
Evidentemente il problema principale è proprio l’abnorme produzione di rifiuti, urbani e non.
La produzione nazionale di urbani nel 2006 ha subito un ulteriore aumento (+ 2,7 rispetto al 2005), arrivando a raggiungere una quantità complessiva di 32,5 milioni di tonnellate e nel 2007 non siamo stati messi meglio. La produzione annuale di RSU dell’Emilia-Romagna è invece di 2.891.000 tonnellate (2006), con una crescita media annuale del 2,8% (mentre la produzione di rifiuti speciali è addirittura aumentata del 7%).
Per quanto riguarda la produzione nazionale pro capite (la produzione, cioè, di ciascun cittadino) questa è pari a 563 kg e la gestione del pattume costa mediamente ad ogni persona circa 123 euro all’anno. La provincia di Fe ma anche la stessa Regione Emilia-Romagna hanno una produzione di rifiuti annuale pro capite nettamente superiore alla media nazionale. La Toscana, con ben 704 chili di immondizia prodotta, ha il primato negativo ma è subito seguita dall’Emilia Romagna. In un anno ogni emiliano produce 677 chili di rifiuti mentre Ferrara ha un rapporto rifiuti pro capite più alto anche rispetto grandi città come Milano o Venezia, il che fa pensare che i dati sulla produzione di rifiuti di questi anni siano stati “casualmente” ritoccati al rialzo. Gli analisti spiegano questo dato come un effetto del benessere della regione (ad un tenore di vita elevato corrisponde una maggior predisposizione delle famiglie al consumo e pertanto alla produzione di rifiuti) ma dicono anche che il risultato è dovuto alle alte percentuali dei rifiuti prodotti dalle attività commerciali ed artigianali e dalle piccole imprese, i cosiddetti “rifiuti assimilati” agli urbani che rappresenterebbero nientemeno che il 50% dell’intera produzione di RSU.
A fronte di questi dati, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani in Emilia-Romagna è attorno al 31%, in Italia si ferma appena al 25%, mentre per Ferrara abbiamo già detto come stanno le cose.
E pensare che l’obiettivo minimo per la raccolta differenziata in Italia indicato dal decreto Ronchi per il 2003 era il 35%, cifra che tuttora non è stata raggiunta dopo ben 11 anni da quando è stato varato!!
Una considerazione che comunque va fatta è che appare quantomeno semplicistico continuare a credere che il riciclaggio dei rifiuti, anche se è vero che si può attuare fino al 90%, possa rappresentare la panacea di tutti i problemi. Produrre una bottiglia di vetro od una cassetta di plastica, per esempio, per poi distruggerla subito dopo il primo impiego e quindi ricostruirla nuovamente è un’idiozia!
L’immondizia nelle strade della Campania, emblematico in tal senso, non sta ad indicare solamente una cattiva gestione del ciclo dei rifiuti – sicuramente vera – ma è anche la dimostrazione di quale mondo sia quello in cui viviamo, sommerso dagli scarti che produce e dai veleni che riversa, inadeguato nel risolvere i problemi che esso stesso concretizza.

Risolvere i problemi:
Da più parti l’incenerimento viene indicato come la risposta all’annosa questione dei rifiuti.
Gli inceneritori sono classificati come “industrie insalubri di classe 1” secondo l’art 216 del testo unico delle leggi sanitarie G.U. N°220 del 20/9/1994. Delle oltre 250 sostanze emesse dagli inceneritori soltanto una ventina vengono tenute normalmente sotto monitoraggio, inoltre diossine, PCB (Policlorobifenili) e Idrocarburi Policlinici Aromatici si accumulano nel tempo nell’organismo, rendendo inutili i limiti di legge per questi inquinanti. Oltre a ciò questi impianti emettono anche polveri ultrafini, che non vengono rilevate dagli attuali sistemi di monitoraggio e nemmeno sono contemplate dai limiti di legge. Se alcuni sintomi tipici e malattie peculiari dell’era industriale, come asma (soprattutto infantile), problemi polmonari e deficit respiratori, sono in continuo aumento, sarebbe più che logico aspettarsi una decrescita a tutti i livelli, una deindustrializzazione anche abbastanza rapida, dato il grado di degenerazione che ci troviamo innanzi. Invece questi impianti non solo continuano ad essere costruiti ma ricevono anche dei finanziamenti pubblici (finanziamenti agli inceneritori = delibera del CIP (Comitato Interministeriale Prezzi) 29/4/92; D.L. Bersani – Ronchi dell’11/11/99; D.L. N° 387 del 29/12/03. Sulla bolletta la voce “costruzione impianti fonti rinnovabili” è la più corposa, circa il 7% dell’importo della bolletta. L’80% viene destinato ad impianti a Biomasse ed Inceneritori che corrisponde a più di 1.100.000 euro all’anno. In Italia, addirittura sostanze classificate come nocive sono state considerate fonti assimilate da combustione e beneficiano anch’esse degli stessi incentivi, che superano i due milioni di euro/anno).
Sappiamo che l’incenerimento non potrà mai essere di aiuto perché i rifiuti bruciati divengono per un terzo ceneri e scorie tossiche che necessitano di apposite e costosissime discariche speciali e quindi spostano sol-tanto il problema (Sembra che le ceneri dell’impianto di Ferrara finiranno a Modena, quindi le scelte ferraresi ricadranno anche su altre province).
“Gli inceneritori producono emissioni ed immissioni nocive per la salute sia a breve che a lungo termine, tramite l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo e attraverso quest’ultimo della catena alimentare, degli alimenti e della specie umana”. Lo dice la stessa ASL nel parere per l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’impianto ferrarese (e lo abbiamo potuto vedere con il caso delle mozzarelle campane alla Diossi-na) ma le amministrazioni comunale e provinciale non ne hanno minimamente tenuto conto. La stessa Hera, nella richiesta dell’AIA, ammette candidamente che “le sostanze inquinanti emesse (sottoforma di gas e pol-veri) da un impianto di incenerimento si diffondono inevitabilmente nell’ambiente circostante. Il problema non è circoscrivibile all’area attigua all’impianto, in quanto le particelle solide, i composti organici volatili e semivolatili (come Diossine e PCB) possono essere trasportati per mezzo di correnti anche a notevoli distanze dalla fonte di emissione” e continua “occorre considerare che, in questo territorio, il sistema naturale è sottoposto a pesante stress da parte dell’intero sistema industriale e da quello urbano”. È perfettamente vero. Lo sanno ma non gliene frega nulla, tanto il sistema naturale è già compromesso, tanto vale… vGli inceneritori operano costantemente per 24 ore al giorno nell’arco di un intero anno, ad eccezione dei momenti dedicati alle attività di manutenzione. In questo modo ogni inceneritore comporta l’immissione in atmosfera di milioni di metri cubi di fumi tossici al giorno comprendendo composti organici del cloro (diossine, furani, PCB – policlorobifenili), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), VOC (composti organici volatili), metalli (piombo, cadmio, nichel, mercurio…), acido cloridrico, ossidi di azoto, ossidi di zolfo ed ossidi di carbonio. Molti di queste sostanze si disperdono nell’aria assieme alle polveri e alle ceneri volatili, perché non trattenute dai sistemi di filtraggio. Per quanto moderni i filtri montati ai camini degli inceneritori, infatti, non possono trattenere tutte le sostanze presenti nelle emissioni. La maggior parte degli inquinanti emessi pone problemi anche a basse concentrazioni, la loro resistenza alla degradazione naturale ne determina un graduale e progressivo accumulo nell’ambiente. Parlare di incenerimento dei rifiuti come una risorsa non ha evidentemente alcun senso. Nonostante i divieti di circolazione e le giornate senz’auto i valori degli inquinanti continuano a salire.
Gli sforamenti nel 2007 hanno raggiunto, in quasi tutte le centraline, quote attorno ai 90 sforamenti, eppure sembra che questi progetti non possano essere messi in discussione, pena l’etichettatura di “retrogradi” e “nemico dello sviluppo”. Dal 2010 l’Italia dovrà attenersi alla normativa europea che pone un tetto limite di 20 microgrammi per metro cubo e non di 50mg come a-desso, per le polveri. Ferrara non riesce già oggi a ri-spettare i limiti, figuriamoci domani, quando inceneritore e turbogas ma anche tutta una serie di altri impianti e strutture che stanno sorgendo in città e in provincia saranno attivi. Noi poi, spingendoci oltre, non ci accontentiamo di qualche forzoso limite di legge, frutto di compromessi tra istituzioni ed industriali ma ci ostiniamo vivacemente a volere un mondo senza più veleni, nemmeno dispensati in piccole dosi. È questo essere “nemici dello sviluppo”? Occorrerebbe prima dichiarare di quale sviluppo si sta parlando!
Con l’inceneritore ampliato le concentrazioni massime aumenteranno: diossina e furani di 100 volte; i metalli pesanti di 66 volte; le polveri totali sostanzialmente invariate ma soltanto perché le polveri minori di Pm10, come detto, non sono contemplate.
Eppure ci avevano assicurato che l’inquinamento non sarebbe aumentato! Allora che facciamo, continuiamo ad indignarci ogni qual volta veniamo presi per i fondelli per poi scordarcene subito dopo quando andiamo a votare, turandoci il naso? Ha ancora senso, se mai ne ha avuto, questo rituale da gregge pronto alla tosa?
Eppure la gente continua ad affidarsi a chi ogni giorno li sfrutta e li avvelena ed in più li cerca di convincere del contrario. A Ferrara l’azienda Hera ha chiesto di togliere i pur minimi vincoli ambientali all’impianto di cui è proprietaria, quantificando i danni che ne deriverebbero in 26 milioni di euro l’anno e la Provincia che fa? An-ticipa i tempi ed accontenta Hera, modificando l’AIA e correggendo i parametri in senso condiscendente ed in base alle autocertificazioni della stessa azienda. E poi c’è chi dice che il potere politico non è funzionale a mantenere il privilegio economico! È questo lo sviluppo sostenibile? Ci pare il caso di non sostenerlo.
È il caso di riflettere su questo atteggiamento e sulle proprie responsabilità.
Se invece di prestare orecchio alle lusinghe dei politici o accomodarsi sulle poltrone dei consigli consultivi delle comunità locali, gli individui cercassero di vivere senza di questi allora potrebbero arrivare ad una semplice verità: le discariche producono percolato e biogas nocivi e pericolosi; gli inceneritori producono ceneri e gas tossici e pericolosi; non si tratta di scegliere tra due mali, la soluzione del problema dei rifiuti non è come smaltirli ma come fare a non produrne.

“GRUPPO DI STUDIO CONTRO OGNI NOCIVITÀ”

GLI IMPIANTI DELL’EMILIA-ROMAGNA:
1) 29 discariche
2) 8 inceneritori (ed un nono in costruzione a Parma)
3) 12 impianti di trattamento meccanico biologico aerobico
4) 19 (+ 4 di piccola taglia) impianti di compostaggio di rifiuti selezionati

*1) rifiuti smaltiti annui totali: 1.775.000, sia dal circuito urbano che dopo aver subito un pretrattamento.
*2) rifiuti smaltiti annui totali : capacità autorizzata 818.000, rifiuti effettivamente trattati 726.000 di cui l’81% rifiuti urbani, l’11% rifiuti speciali, l’1% rifiuti sanitari, l’1% pericolosi, il 6% da CDR (combustibile derivato da rifiuti).
*3) rifiuti trattati annui totali: 767.000 . Inertizzazione dei rifiuti urbani e speciali.
*4) rifiuti trattati annui totali: 343.000. trattamento della frazione verde (42%), dell’umido (36%) e dei fanghi (4%). La potenzialità di questi impianti è sfruttata solo per il 67%.

– Rifiuti Speciali: in questa categoria vengono compresi i più svariati tipi di rifiuti, dagli scarti edili ai veicoli, dai sanitari agli scavi…sono 10 milioni e mezzo le tonnellate prodotte ogni anno ma è una cifra sottostimata per l’esenzione dall’obbligo di denuncia di cui gode un certo numero di queste categorie.
– Rifiuti Pericolosi: provenienti da pubblica amministrazione, sanità, industria, raffinerie. 732.000 le tonnellate annue prodotte.
8 milioni di tonnellate è invece la produzione di rifiuti non pericolosi relativi al trattamento delle acque di scarico, dalle industrie alimentari, di quelle minerali non metallifere.
La raccolta differenziata annua regionale si aggira sul 36%.
La destinazione finale dei rifiuti vede accrescere la quota destinata all’incenerimento (31%).

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