Giornalisti, Protezione Civile e la “gestione” del sisma in Emilia Romagna

Le violente scosse, prevalentemente quelle del 20 e del 29 maggio, continuano a mietere vittime, spesso sui posti di lavoro. Già quasi un trentina i morti, centinaia di feriti e migliaia di sfollati.

Effettuando alcuni giri nelle zone maggiormente colpite, ossia le provincie di Ferrara di Modena, ci si imbatte in scene di desolazione, rabbia ed abbandono. Nonostante questo, le operazioni di “gestione della crisi” sono già a pieno regime. Molte tendopoli e campi allestiti dalla Protezione Civile.

Lo sciacallaggio televisivo, scortato in forze da sbirri vari, è massicciamente invasivo in tutti i luoghi colpiti. Ovviamente, nessuna vergogna nello sfruttare il dolore e nel rubare scatti per fare odience. La spettacolarizzazione della sofferenza elevata a sistema, le vittime diventano protagonisti di uno show grottesco e senza pietà.

Il copione è quello già visto a L’Aquila.

Un esempio è il campo di Medolla, provincia di Modena.

Nei pressi del campo sportivo, la Protezione Civile ha allestito un campo per “accogliere” centinaia di persone.

Il campo è recintato lungo tutto il suo perimetro con un unico ingresso presidiato da Protezione Civile e Associazione Nazionale Carabinieri. Nei pressi dell’unico varco d’entrata sono presenti in forze giornalisti di diversi programmi tv nazionali. In corrispondenza dell’ingresso e delle prime tende sono state posizionate telecamere in postazione fissa che assicurano la diretta sull’emergenza 24 h su 24. All’esterno della recinzione è altresì presente una vera e propria sala-montaggio mobile, dove il viavai di sciacalli è incessante.

Il regolamento del campo è esposto sulla rete, in modo che chiunque voglia/possa entrare lo tenga ben presente. Vengono vietati rumore, alcol e tabacco all’interno di tutto il perimetro del campo. Vietato l’accesso agli ospiti (il campo è esclusivamente per i residenti di Medolla), chiunque entra ed esca deve consegnare i documenti agli addetti della Protezione Civile e firmare i passaggi. E’ vietato giocare a pallone e mangiare al di fuori della tenda-ristorante allestita all’interno della tendopoli.

Chi viola una di queste regole sarà obbligato a lasciare il campo.

Nei pressi del centro del campo è posteggiato un mezzo della Protezione Civile con installata una telecamera a 360° in grado di monitorare l’intera tendopoli. I servizi igienici non sono attrezzati per i disabili, sia bagni che docce sono sopraelevati per mezzo di scalini.

Numerosi gli anziani all’interno del campo, stipati nelle prime tende. Nonostante l’ingente presenza di ambulanze e personale sanitario, l’impressione è quella di un grande abbandono. Numerose le persone di una certa età lasciate in balia di se stesse, in totale abbandono e solitudine. L’assistenza, da parte del personale, è svolta con svogliatezza e senza un minimo di calore e di comprensione umana. Nella serata del 29 maggio è stato, inoltre, riconosciuto il medico di Medolla dispensare a più non posso gocce (presumibilmente tranquillanti) nelle bottigliette d’acqua di numerose persone.

 

Stesse scene al campo di Mirandola, presidiato anche dal VII Reparto Mobile (celere di Bologna) della Polizia. Anche qui le regole sono le stesse.

 

A San Carlo, frazione del Comune di Sant’Agostino nel ferrarese, il campo più “libero”: nel campo sportivo che ospita le tendopoli sono permesse le sigarette e sono presenti animatori per i bambini. Vi è uno spazio per la musica e per la tv. L’ingresso agli esterni è però sempre vietato, un volontario della Protezione Civile spiega che ciò è dovuto alle esigenze di tutelare la tranquillità emotiva degli “ospiti”, che vanno preservati dal momento in cui chiedono aiuto.

 

A Sant’Agostino il campo è ricavato all’interno del Palareno. La militarizzazione è massiccia, con mezzi dell’esercito, della digos ferrarese e dei carabinieri, in borghese ed antisommmossa, a presidiarne il perimetro. La gestione del campo è affidata alla Croce Rossa Italiana, congiuntamente all’onnipresente Protezione Civile. Non è possibile alcun contatto con gli sfollati, il passaggio è filtrato in più punti da militari e crocerossini. Gli abitanti del posto appaiono come molto “frastornati”.

 

A Bondeno, sempre nel ferrarese, i campi usuifruiscono dei locali della bocciofila e del centro sportivo. Notevole il viavai di carabinieri del Reparto Mobile, del Genio dell’esercito e della Guardia di Finanza. Mentre il comando operativo della Protezione Civile è ospitato nella caserma dei vigili del fuoco, il campo ricavato nella bocciofila permette l’ingresso libero nello spiazzo adiacente. Poche persone sostano fuori, timorose del contatto con estranei rimandano subito ai responsabili del campo per qualsiasi domanda. Da notare la presenza stabile degli assistenti dei servizi sociali.

 

I campi di Cento, allestiti nel centro sportivo e presso i locali del Centro Pandurera, si avvalgono della collaborazione di Croce Rossa Italiana, Protezione Civile e di alcuni reparti degli Alpini. Ingente lo spiegamento di Carabinieri, molti in borghese all’ingresso dei campi. Il contatto con gli “ospiti” è interdetto.

 

In tutte le tendopoli, ad esclusione di quella di Medolla, non è presente alcun impianto di condizionamento per le tende, presto destinate a diventare veri e propri forni a causa del caldo.

 

Tutte le zone colpite dal sisma sono massicciamente militarizzate. Ovunque mezzi e agenti dei vari corpi di polizia, a volte pure l’esercito. La sensazione è quella di uno scenario di guerra: dolore, rabbia, edifici distrutti e mezzi blindati in ogni dove.

 

La speranza è che le persone, già duramente colpite e provate dal terremoto, passata l’onda emotiva si rendano conto del livello di irregimentazione in atto e che cerchino di sviluppare piani di autogestione e di mutuo appoggio all’infuori dei canali istituzionali di “gestione delle crisi”

 

 

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