Sud Africa, strage di minatori in sciopero da parte della polizia.

Quella del minatore sembra una figura ormai relegata ad un passato in cui, anche in Italia, molti sfruttati venivano condottti ad una vita di supplizi nel girone infernale dei cunicoli sotterranei, per estrarre quei minerali cosi` preziosi per i padroni e il loro mondo.

Ma il sangue dei 34 minatori in sciopero massacrati dalla polizia durante gli scontri alla miniera di Marikana, in Sud Africa, ci dice che quella del minatore non e` affatto una figura del passato, ma una triste condizione del presente per ancora molti individui.

Il bilancio e` di almeno 34 morti e 78 feriti. La polizia, come sempre, si e` giustificata tirando in ballo la legittima difesa. «I poliziotti hanno dovuto usare la forza per difendersi dal gruppo che li attaccava» a colpi di machete, lance e bastoni, ha dichiarato il capo della polizia, Riaf Phiyega. Secondo il portavoce del ministero della polizia, Zweli Mnisi, che si e` rammaricato che in democrazia succedano cose del genere, «considerando la volatilità della situazione, la polizia ha fatto del suo meglio». Certamente, il meglio per la democrazia Sud Africana, che non poteva tollerare l`insubordinazione di poveri e cenciosi minatori; ma anche il meglio che poteva per tutelare gli interessi delle democrazie occidentali, che dalla repubblica del Sud Africa si riforniscono delle materie prime estratte da questi minatori. Democrazie che campano sulla morte degli sfruttati. Cose che succedono in democrazia.

C`e` chi parla di nuova apartheid. Ma e` peggio. Poliziotti pesantemente armati con giubbotti antiproiettile che sparano su una folla armata alla meglio con bastoni e machete…non e` altro che un massacro giustificato soltanto dalla difesa del “capitale globale”, degli interessi minerari della multinazionale britannica Lonmin, che a Marikana detiene il 12% della propria produzione di platino, metallo prezioso di cui il Sudafrica ha l’80% delle riserve mondiali. Rispetto ai tempi della segregazione razziale, c`e` di diverso che ora a sparare contro i neri poveri ci sono anche poliziotti neri. Conquista della democrazia.

Il presidente di Lonmin, Rober Phillimore,  di fronte a queste uccisioni per difendere la sua compagnia dalle rivendicazioni salariali dei minartori scioperanti, non ha saputo dire di meglio che «si tratta chiaramente di un problema di ordine pubblico piuttosto che di un conflitto sociale». Cosa aspettarsi da un moderno schiavista che guida una compagnia sfruttatrice e devastatrice, che ha gia` minacciato di licenziare tutti quelli che scioperano.

L’agitazione, malgrado le minacce e la strage compiuta dalla polizia, dura da una settimana e continua.Gli scioperanti, di fronte all`intenzione della compagnia mineraria di far lavorare al loro posto dei crumiri, hanno chiaramente minacciato di essere disposti anche ad ucciderli.  In questi giorni i minatori, liberatisi anche dei sindacati piu` moderati, hanno ripetuto di essere «pronti a morire» pur di non recedere dalle loro richieste.

A questa vicenda in terra lontana e a questo nuovo caso di brutalita` statale guardano le democrazie tutte. Non per indignarsi, almeno ipocritamente. Ma per prendere parte. Parteggiano con gli assassini in divisa. Che difendono i loro affari. Come sempre.

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