A. Libertad – “All’Uomo Che Vuole Votare”

Albert Libertad
(Bordeaux, 24 novembre 1875 – Parigi, 12 novembre 1908)
«All’Uomo che vuole votare», 1908

L’ora di scegliere i tuoi pastori è suonata di nuovo. Essa riecheggia gravemente alla campana di tutte le politiche, affinché tu non lo scorda: tutti alle urne, nessuna astensione. Ecco il ritornello finale delle diverse suonerie. Non votare è un peccato, dice il cattolico. Non votare è da cattivi cittadini, dice il repubblicano. Non votare è tradire i propri fratelli, dice il socialista. Cos’è dunque votare? È scegliere da sé il padrone che vi prenderà a frustate, che vi deruberà. L’operaio forgia le catene che lo legano, costruisce le prigioni che lo rinchiudono, fabbrica i fucili che lo uccidono. Impasta la brioche che non mangerà, tesse i vestiti che non indosserà. Ma questo non gli sembra sufficiente. Vuole sembrare il padrone, il POPOLO SOVRANO, e sceglie lui stesso coloro che gli toseranno la lana sul dorso. È il bestiame, il gregge che nomina i suoi pastori. Crede che sia impossibile non essere guidati, tanto vale allora prendersi lo sfizio di scegliere i pastori che colpiranno la sua schiena e i cani che morderanno i suoi talloni. UOMO CHE VUOI VOTARE, RIFLETTI. Rifletti bene. I ricchi sono potenti solo grazie ai loro pastori e ai loro cani. Ma la forza dei pastori e dei cani deriva solo dalla tua accettazione, dalla tua obbedienza, dal tuo voto. Non mettere più la scheda nell’urna. Restatene a casa o vai a zonzo. Fregatene del voto. La tua forza non è in un pezzo di carta. È nel tuo cervello, nel tuo braccio, nella tua volontà, quando saprai impiegarli a fare gli affari tuoi e non quelli degli altri.

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Albert Libertad tiene tra le mani un numero de «L’Anarchie».
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Una risposta a A. Libertad – “All’Uomo Che Vuole Votare”

  1. Anarchici ferraresi scrive:

    ALBERT LIBERTAD, L’IRRIDUCIBILE NEMICO

    Difendendosi come puo’ con le sue stampelle di paralitico Albert Libertad, anarchico, muore a trentatre’ anni sulle rive della Senna ucciso dai calci dei fucili della polizia imbestialita che vuole mettere finalmente a tacere il pericoloso animatore del settimanale ‘’L’Anarchie’’, uno dei giornali piu’ significativi e penetranti che la propaganda anarchica e antimilitarista abbia prodotto.

    Ma con lui non muore l’idea e non si ferma la lotta. Dalle scalinate di Montmartre, dove a sede il gruppo editoriale de ‘’L’Anarchie’’, la propaganda continua.
    Siamo alla fine del primo decennio del secolo (novecento). La propaganda col fatto e’ ormai quasi unnricordo, ma la lotta violenta che gli illegalisti anarchici conducono contro lo Stato non si e’ del tutto esaurita e saranno Bonnot e la sua banda a dare l’ultimo segno di un modo di attaccare il potere e di un’epoca.
    Ma, in un altro senso, Libertad ha fatto epoca. La sua tecnica di propaganda e’ rimasta insuperata e quasi un modello. Egli non partiva dai grandi problemi: la disoccupazione, lo sfruttamento, la rivoluzione, ecc. No, egli preferiva i piccoli problemi, i piccoli avvenimenti. Egli si poneva dalla parte del popolo, dalla parte di chi trova difficolta’ a legger cose che pure hanno una grande importanza. Ed ecco che quelle cose molto importanti egli riusciva a farle trovare, con facilita’, al lettore, partendo dai piccoli problemi.
    La vita di tutti i giorni nelle caserme lo conduceva a spiegare il significato del militarismo, dell’orrore, della patria, dell’esercito, ecc.. La lotta solitaria di un vecchio contro una compagnia dell’esercito, gli consentiva di spiegare come funzionano i meccanismi della repressione e come agisce la folla, questo animale sanguinario e spietato. Le strane cerimonie funebri di cui la nostra civilta’ e’ afflitta lo portavano a fare capire i grandi problemi della vita e della morte, ma anche la differenza tra il culto della morte che ha lo Stato e il culto della vita e della gioia che la rivoluzione deve avere..
    Ma dove questa tecnica si rivela insuperabile e’ proprio nella propaganda anitimilitarista. Qui il problema non e’ piu’ percepibile a livello popolare e di massa e viene impostato sui grandi problemi economici, teorici, sociali e rivoluzionari. Mentre risulta molto piu’ chiaro partendo dai problemi del quoitidiano che l’istituzione militare pone a tutti.
    Fondamentale significato ha la propaganda antimilitarista condotta da ‘’L’Anarchie’’, in qunto si contrappone alle incertezze e alle ambiguita’ di tutta l’altra propaganda che appariva anch’essa con matrice antimilitarista.
    Non e’ lotta separata da un progetto rivoluzionario.
    Ad esempio, nel 1902 esce ‘’La Nouveau Manuel du Soldat (Il Nuovo Manuale del Soldato) stampato a decine di migliaia di copie e redatto da Yvetot per conto della CGT (Confederazione Generale del Lavoro). In questo opuscolo, tra l’altro, vi e’ una curiosa differenziazione tra guerre da condannare, e guerre accettate. Si giustifica cosi’ la guerra difensiva e l’uso dell’esercito per una guerra del genere. Contro equivoci di questo tipo si scaglia Libertad.
    Il lavoro antimilitarista di Lafargue, che si svolge piu’ o meno nello stesso periodo, e’ troppo economicista e costituisce l’altro versante della propaganda, cioe’ quello che segue un metodo di spiegazione non condiviso da Libertad.
    Sulla linea di Libertad si pone invece un battagliero giornale di provincia. ‘’Le Pioupiou de l’Yonne’’ (Il Marmittone dell’Yonne) diretto da Gustave Herve’ (autore che pero’ finira’ male nel 1914 con una conversione in difesa della guerra, come del resto fecero diversi anarchici fra cui Kropotkin, Grave, ecc.).Fin quando resto’ antimilitarista Herve’ fu una delle voci piu’ efficaci deella propaganda rivoluzionaria contro l’esercito e la guerra.
    Da notare infine che l’antimilitarismo de ‘’L’Anarchie’’ non si pone sulla linea pacifista che altre componenti del movimento rivoluzionario francese del momento sostenevano. Anche lo stesso Herve’ parlava di unsurrezione, ma il legame tra la lotta contro l’esercito e lo sbocco insurrezionale non era chiaro, almeno fin quando non utilizzo’ le tesi di Sorell dello sciopero generale, ma cio’ avvenne proprio alla vigilia del suo voltafaccia.
    Invece Libertad parla di un rifiuto non della violenza ma della violenza del soldato obbligato da una disciplina che lo rende stupido e bestiale. La violenza del rivoluzionario che invece decide, autonomamente e coscientemente, di attaccare il nemico che lo opprime, questa violenza liberatoria non viene condannata, anzi viene giustificata ed esaltata.
    In lui e’ frequente l’invito, diretto ai soldati, di sparare sugli ufficiali, di spezzare le catene dell’ubbidienza cieca e animalesca, di ricostruire la propria coscienza di proletari, e di attaccare l’esercito e il militarismo insieme alla societa’ dei padroni. La lotta antimilitarista non e’ infatti vista da Libertad come lotta separata da un progetto rivoluzionario complessivo che intenda cominciare dalle caserme per finire nelle fabbriche e dovunque si esercita lo sfruttamento.
    Se gli ufficiali sono i nemici piu’ immediati e diretti del soldato, non bisogna dimenticare che quest’uomo, in quanto proletario e uomo libero, deve poter vedere quali sono le mani che tengono le fila di questi burattini in divisa; e queste mani sono quelle dei padroni, degli sfruttatori di sempre.
    In questo senso la propaganda antimilitarista di Libertad e tra le piu’ conseguenti e penetranti che siano mai state svolte, e non per nulla il potere comprendendo la sua pericolosita’ lo inchiodo’, ricorrendo alle mani insanguinate dei suoi sgerri, al selciato di quella Parigi proletaria che egli avrebbe voluto condurre sulle barricate.
    (estratto da SENZA PATRIA – GIORNALE ANARCHICO ANTIMILITARISTA – giugno 1982)A.M.B.

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