Un paio di riflessioni a caldo sulla decisione del tribunale di sorveglianza di Bologna di far trascorrere il residuo pena di 6 mesi in carcere per tre dei quattro sbirri assassini (per il quarto la decisione è saltata causa errore di notifica) che uccisero Aldrovandi a Ferrara nel 2005.
Che la vicenda giudiziaria di quel massacro sia stata una farsa totale non vi è dubbio alcuno. Non potrebbe essere stato altrimenti.
Continuiamo a essere del parere che lo stato non condanni se stesso. Che questi massacratori debbano passare sei mesi in carcere ci è del tutto indifferente. Anzi, ci fa rabbia. Perché non dovranno scontare la “permanenza” in celle sovraffollate come tutti gli altri detenuti, anzi; perché dagli altri detenuti verranno tenuti lontano, per paura di “ritorsioni” (che sarebbero sacrosante!). Continueranno a vivere come sempre, circondati da altre luride divise, quelle dei secondini, del tutto simili a quelle che gli stessi assassini vestivano fino a poco tempo fa.
Al loro ingresso in carcere, riceveranno i complimenti, probabilmente, per quello che hanno fatto (“bravi, voi si che sapete come trattare zecche e tossici…”) e indignazione per una condanna tanto ingiusta. Passeranno le giornate tranquilli in compagnia della feccia sbirresca loro pari. Per uno sbirro il carcere non è mai l’inferno che gli altri reclusi debbono subire.
Verranno prese misure di sicurezza per tenerli lontano da chi potrebbe fargliela pagare. Verranno compatiti e coccolati nel loro “braccio-a-misura-di-sbirro-ingiustamente-condannato” isolato e protetto.
Di sicuro molti democratici tireranno un sospiro di sollievo perché “giustizia è stata fatta”.
Per noi, come sempre in questi casi, l’unica giustizia si riassume in una semplice frase:
PIÚ SBIRRI MORTI!