Dal degrado urbano a quello mentale: il ritorno dei manicomi.

Tratto da www.lascintillaonline.org

Per prendere decisioni e promulgare atti legislativi le democrazie adottano lo stesso criterio dei grandi eventi o degli spettacoli televisivi: misurare preventivamente il numero degli spettatori così da garantirsi, a seconda della necessità, il silenzio sociale-mediatico o il bagno di folla. Garantire la piena ”partecipazione democratica alla cosa pubblica”,oppure agire nell’ombra della coltre di pilotabile indifferenza

In piena sintonia con questa evidente tendenza democratica si nota che è sempre l’estate, l’estate inoltrata ancora meglio, il periodo prediletto affinché i rappresentanti del popolo giochino le carte più sudicie, certi che le masse asserragliate in coda nelle autostrade o stese su spiagge estere o autoctone, preferiscano il sole delle ferie piuttosto che informarsi su cosa i sovrani eletti fanno cadere sulle loro servili teste.

Lo abbiamo visto fare coi referendum dell’anno scorso (quando si voleva che naufragassero), con le votazioni dei bilanci (sempre più insanguinati) l’abbiamo visto fare con processi celebri e con leggi molto controverse (quella che venne definita “legge bavaglio” per esempio l’estate scorsa) e oggi si ripropone un altro esempio tragico di come sulle nostre esistenze la democrazia trama come su una scacchiera fatta di accordi, muti assensi, consensi estorti, coercizione e distrazione.

Di pochi giorni fa infatti il disegno di legge (già approvato da entrambe le camere semi deserte) numero: che prevede che la misura del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) possa essere esteso continuativamente fino a sei mesi rinnovabili di altri sei (fin’ora era 7 giorni rinnovabili di altri 7).

Per chi non fosse pratico di misure coercitive disumane come il TSO esso prevede che l’individuo che ne viene colpito sia sottoposto forzatamente (anche con la violenza esercitata dai servi in divisa come sempre preposti ai più infami compiti) a cure mediche/farmacologiche atte, a detta loro, a ripristinare nell’individuo quelle condizioni di accettabilità sociale che lo rendano capace di ritornare a condurre una vita “normale”.

In parole povere, ricacciare l’individuo “diverso” tra i ranghi dell’omologazione.

I colpiti da TSO infatti sono quasi sempre quei soggetti che dimostrano alterità e insofferenza alle gabbie sociali (istituzioni, stereotipi, abitudini, obblighi) e che la forza pubblica vuole ridurre alla placida obbedienza. (sono altresì numerosi i casi in cui questa misura viene prettamente utilizzata come repressione politica ai danni di ribelli non rassegnati: vedi il caso del maestro anarchico Mastrogiovanni. Il link fa riferimento a un sito che non è certo sulla linea ideale di chi scrive, ma fornisce un riassunto completo della vicenda: Articolo.asp?id=201titolo=T.S.O.:%20CURA%20O%20TORTURA?%20ASSASSINIO
%20MASTROGIOVANNI.%20LA%20LEGGE%20BASAGLIA%2032%20ANNI%20DOPO.)

Persone anche solo leggermente “fuori dagli schemi” se incappano in situazioni in cui la propria bizzarria venga giudicata una “malattia” dai tutori dell’ordine può essere reclusa con la forza in un ospedale e sottoposto a somministrazioni farmacologiche e detenzione forzata.

E visto che i parametri della “normalità” e dell’opposta “malattia” sono sempre stabiliti da chi ha contemporaneamente il potere di sottometterci alle loro torture psico-farmaceutiche diventa evidente come siamo tutti potenzialmente vittime di questo inferno.

Ogni anno l’Ordine Mondiale della Sanità stila una lista aggiornata di nuove malattie per opporvi altrettante miracolose pillole frutto di laboratori di ricerca multimilionari delle case farmaceutiche (Bayer,per citarne una celeberrima: tra le multinazionali più ricche e spietate del pianeta).-

Fino al 1963 era ufficialmente annoverata, dalla comunità scientifica internazionale, come “malattia” l’omosessualità.

È evidente che aspetti insindacabili e assolutamente soggettivi della nostra personalità possono ( e di fatto vengono) tramutati in “degenerazione”, “degradazione”, “malattia” da chi detiene il potere di tramutare le proprie tensioni paranoiche ed ossessive in legge.

È infatti una spietata questione di chi detiene potere di applicare i propri concetti di “normalità” su chi invece il potere lo subisce: una setta che conta milioni di aderenti in tutto il mondo che passa sotto il nome di “Santa Romanica Chiesa Apostolica Cattolica” professa da secoli di spiriti santi, madonne che si palesano ai fedeli, fedeli che sentono voci miracolose, statue che piangono sangue, sangue che si tramuta in vino, visioni e profezie che si avverano nel nome di un barbuto e cicciottello Dio onnipotente e onnipresente.

Questa per chi scrive è semplice fantasia ben congegnata e riversata in testi scritti, per i milioni di fedeli sopracitati è pura e semplice realtà. Verità. Pura e unica.

Se un tizio qualsiasi con una fervida immaginazione anch’esso, magari dopo un bicchiere di rosso in più fantastica ad alta voce di spiriti, di voci, di immagini che magari nessun altro lì presente vede è un pazzo. Un malato. Un folle. Da rinchiudere e da curare.

Non accetta di curarsi? Per il bene comune, per la società, lo curiamo lo stesso.

E ad oggi c’è il rischio che un individuo sia condannato a sei mesi (più magari altri sei) di inferno clinico perchè la società democratica, forte della sua ossequiosa maggioranza, sia preservata dai “deviati”.

Ogni categoria sociale che, nell’ottica repressiva e ossessiva del potere, costituisce un danno d’immagine (e chi sostanzialmente non è “utile” in termini produttivi: come i clochard, i cosiddetti matti o gli immigrati clandestini) è semplicemente una macchia da tergere dalla facciata linda di “libertà e partecipazione” della democrazia.

E al fine di eliminare fisicamente questi “indesiderati” si edificano lager (i CIE peri migranti, le prigioni per gli illegali, le cliniche psichiatriche peri folli) affinché questi soggetti vengano recuperati e riconvertiti, laddove è possibile, oppure annientati come individui e resi incapaci di rappresentare la loro diversità nella melma depressa e vuota della maggioranza.

Non è un caso che durante i preparativi delle Olimpiadi di Londra appena trascorse siano stati allestiti, già settimane prima dell’inizio dei giochi, appositi tendoni nei quartieri marginali di Londra dove stipare i senzatetto, i tossicodipendenti e le prostitute (benché non sia reato la prostituzione in Inghilterra) cosicché la loro presenza, lo loro sola esistenza, non turbasse gli occhi ricchi e sognanti degli atleti da tutto il mondo (con annessi sponsor multimilionari e leziosi capi di Stato).

Dalle crociate contro il “degrado” urbano, delle quali la vera e propria pulizia sociale di Londra è una prova terrificante per intensità della persecuzione e numero dei perseguitati, alla nuova frontiera della lotta al degrado mentale, alla follia socialmente inaccettabile.

La crociata contro chi non si conforma, per presa di posizione politica o per semplice attitudine, è costante e globale.

Dalle strade e le piazze fin dentro le nostre menti, martoriate dalla propaganda onnipresente del mondo consumista e rassegnato occidentale, fino allo sterminio della nostra individualità attraverso prodotti chimici potentissimi racchiusi dentro i farmaci che ci spacciano come panacee.

Questo ennesimo abominio è passato per legge, nel consueto silenzio estivo, garantendo nuovamente mano libera a chi reprime, incarcera, umilia, violenta, segrega in nome della pace sociale, della sicurezza, della legalità.

Ancora una volta la prova che la legge è l’arma più subdola del potere: trasforma la sopraffazione del potere in tutela sociale. Trasforma l’annientamento dell’individuo in tutela dell’ordine pubblico, in questo caso a spese delle nostre stesse emozioni, della nostra fantasia, della nostra immaginazione, della nostra mente.

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